giovedì 27 maggio 2021

24 maggio, Cisterna, 1944

Sono trascorsi solo tre giorni dal 24 maggio e ci scusiamo per non aver ricordato alcuni nostri eroi nello stesso giorno in cui le loro azioni in guerra li hanno portati ad avere la citazione e poi la consegna della Medal Of Honor, la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti d’America.

Proprio in questi giorni stiamo ultimando un romanzo sulla storia di una Medal of Honor, di cui non anticipiamo il nome. E’ il romanzo immaginario del viaggio che probabilmente ha fatto la sua medaglia. 

Le 25 once di oro lavorato a forma di stella con il nastro blù e tredici stelle cucite sopra.

Dal romanzo vi riportiamo in anteprima solo una piccola parte, il pensiero che un generale fa della medal of honor.


“Leggere quel ruolino militare lo riportava alla dimensione del terreno, alla prima linea, che aveva vissuto durante la Prima Guerra Mondiale. Pensava a quando dalla nave osservava i mezzi da sbarco e vedeva i soli elmetti. Ogni singolo elmetto che veniva sbattuto dalle onde era una storia, la storia di un uomo che lui non avrebbe mai conosciuto e che nell’occasione della consegna della Medal Of Honor stava conoscendo.

La Medal Of Honor sceglie un singolo uomo dagli altri e lo porta in alto. La sua azione in guerra si salda in maniera inscindibile con la sua vita privata, che ne aveva forgiato l’animo, il coraggio e la fedeltà alla Patria.

In fondo erano qualità che aveva riconosciuto in tutti i soldati che aveva guidato in battaglia, ma la Medal Of Honor sembra dirti “ho scelto lui”.

Il soldato non sa ancora che la Medal Of Honor lo ha scelto, vive la sua vita militare, le sue paure, le sue azioni, come tutti i soldati.

Ma è nel momento più critico, quando tutto sembra perso, quando la battaglia volge al peggio, quando ci sono in ballo le vite di tanti soldati o di civili; è in quel momento che la Medal of Honor grida nella coscienza dell’uomo che ha scelto “agisci!”.

L’azione che ne segue si manifesta agli occhi di tutti con l’ammirazione che fa di quel soldato un eroe al quale riconoscere l’onorificenza più grande.

Quando il nastro blu si appoggia sulle spalle del prescelto, la Medal of Honor termina la sua missione e torna a scegliere un altro uomo, un altro elmetto.”

(Luigi Settimi)



For Valor



JOHN W. DUTKO

DETTAGLI

•             GRADO: PRIVATO DI PRIMA CLASSE

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA A, 30th reggimento fanteria Terza Divisione di Fanteria USA

•             MEDAL OF HONOR DATA DELL'AZIONE: 23 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A PONTE ROTTO, ITALIA

CITAZIONE

Per vistosa galanteria e intrepidità a rischio di vita al di là del richiamo del dovere, 23 maggio 1944, vicino a Ponte Rotto, Italia. Pfc. Dutko ha lasciato la copertura di una trincea nemica abbandonata al culmine di una concentrazione di artiglieria in un attacco a tre mitragliatrici nemiche e un cannone mobile da 88 mm. Nonostante il fuoco intenso di queste quattro armi che erano puntate direttamente su di lui, Pfc. Dutko ha corso per 100 iarde attraverso l'area dell'impatto, si è fermato momentaneamente in un cratere di proiettili e poi ha continuato il suo assalto da solo. Sebbene i proiettili della mitragliatrice lo abbiano solo sfiorato e le granate da 88 mm siano esplose entro 30 metri da lui, Pfc. Dutko tuttavia si fece strada fino a un punto entro 30 metri dalla prima mitragliatrice nemica e uccise entrambi i cannonieri con una bomba a mano. Sebbene la seconda mitragliatrice lo ferì, facendolo cadere a terra, Pfc. Dutko si rimise in piedi e avanzò sulla posizione da 88 mm, sparando dal fianco con il suo fucile automatico Browning. Quando è arrivato a meno di 10 metri da quest'arma, ha ucciso il suo equipaggio di cinque uomini con una lunga raffica di fuoco. Ruotando sulla mitragliatrice che lo aveva ferito, Pfc. Dutko ha ucciso l'artigliere e il suo assistente. La terza mitragliatrice tedesca ha sparato su Pfc. Dutko da una posizione a 20 yarde di distanza lo ferì una seconda volta mentre procedeva verso l'arma nemica in una mezza corsa. Ha ucciso entrambi i membri dell'equipaggio con una sola raffica dal suo fucile automatico Browning, ha proseguito verso la postazione e morì, il suo corpo cadde sull'equipaggio tedesco morto.








PATRICK L. KESSLER

DETTAGLI

•             GRADO: PRIVATO DI PRIMA CLASSE

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA K, 30TH INFANTRY, 3D INFANTRY DIVISION

•             MEDAL OF HONOR DATA DELL'AZIONE: 23 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A PONTE ROTTO, ITALIA

CITAZIONE

Per un'evidente galanteria e intrepidità a rischio di una vita al di sopra e al di là del richiamo del dovere. Pfc. Kessler, agendo senza ordini, corse per 50 iarde attraverso una raffica di mitragliatrice, che aveva ucciso cinque dei suoi compagni e fermato l'avanzata della sua compagnia, al fine di formare un gruppo d'assalto per distruggere la mitragliatrice. Ordinando a tre uomini di fungere da base di fuoco, lasciò la copertura di un fossato e si fece strada serpeggiando fino a un punto entro 50 iarde dalla mitragliatrice nemica prima di essere scoperto, dopodiché si tuffò a capofitto nella catena furiosa del fuoco automatico. Raggiunto un punto entro sei piedi dalla postazione, si fermò su di esso e uccise sia il mitragliere che il suo assistente, saltò nella posizione della mitragliatrice, sopraffece e catturò un terzo tedesco dopo una breve lotta. Il restante membro dell'equipaggio riuscì a fuggire, ma Pfc. Kessler lo ferì mentre correva. Mentre portava il suo prigioniero nelle retrovie, questo soldato ha visto due dei suoi compagni uccisi mentre assalivano un punto forte nemico, il cui fuoco aveva già ucciso 10 uomini in compagnia. Consegnando il suo prigioniero a un altro uomo, Pfc. Kessler si trascinò per 35 iarde a lato di una delle vittime, lo sollevò, prese la sua BAR e le munizioni, e proseguì verso il punto forte, distante 125 iarde. Anche se due mitragliatrici hanno concentrato il loro fuoco direttamente su di lui e le granate sono esplose entro 10 metri, facendolo cadere, Pfc. Kessler ha strisciato per 75 iarde, passando attraverso un campo minato antiuomo fino a un punto entro 50 iarde dal nemico e ingaggiò le mitragliatrici in un duello. Quando un proiettile di artiglieria esplose a pochi metri da lui, lasciò la copertura del fossato e avanzò verso la posizione con una camminata lenta, sparando con la sua BAR poggiata sull'anca. Sebbene il nemico gli abbia sparato contro con mitragliatrici pesanti e armi leggere, Pfc. Kessler riuscì a raggiungere il limite della loro posizione, uccise i mitraglieri e catturò 13 tedeschi. Poi, nonostante i continui bombardamenti, è partito nelle retrovie. Dopo aver percorso 25 yard, Pfc. Kessler è stato colpito da due cecchini a soli 100 metri di distanza. Molti dei suoi prigionieri hanno approfittato di questa opportunità e hanno tentato di scappare; tuttavia, Pfc. Kessler caduto in terra, sparò su entrambi i fianchi dei suoi prigionieri, costringendoli a coprirsi, quindi ingaggiò i due cecchini in uno scontro a fuoco e li catturò. Con questa ultima minaccia rimossa, la compagnia K ha continuato la sua avanzata, conquistando il suo obiettivo senza ulteriori opposizioni. Pfc. Kessler è stato ucciso in un'azione successiva.






HENRY SCHAUER

DETTAGLI

•             GRADO: PRIVATO DI PRIMA CLASSE (GRADO PIÙ ALTO: SERGENTE TECNICO)

•             UNITÀ / COMANDO: PATTUGLIA, COMPAGNIA F, 2nd BATTAGLIONE, 15 ° REGGIMENTO DI FANTERIA,  3RD Infantry Division

•             DATA DELL'AZIONE DELLA MEDAL OF HONOR: 23-24 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA

CITAZIONE

Per un'evidente galanteria e intrepidità a rischio di una vita al di sopra e al di là del richiamo del dovere. Il 23 maggio 1944, a mezzogiorno, Pfc. (ora T / Sgt.) Schauer lasciò la copertura di un fosso per ingaggiare quattro cecchini tedeschi che aprirono il fuoco sulla pattuglia dalla sua parte posteriore. Stando eretto, camminò deliberatamente per 30 iarde verso il nemico, si fermò tra il fuoco di quattro fucili centrati su di lui e con quattro raffiche dalla sua BAR, ciascuna a una distanza diversa, uccise tutti i cecchini. Scorse un quinto cecchino in attesa della pattuglia dietro il camino di una casa, Pfc. Schauer lo fece cadere con un'altra raffica. Poco dopo, quando una pesante concentrazione di artiglieria nemica e due mitragliatrici fermarono temporaneamente la pattuglia, Pfc. Schauer lasciò di nuovo la copertura per attaccare le armi nemiche da solo. Mentre i proiettili esplodevano entro 15 metri, facendo piovere su di lui terra e sassi, e sequenze di proiettili traccianti tedeschi lo sferzarono all'altezza del petto, Pfc. Schauer si inginocchiò, uccise i due mitraglieri a soli 60 metri da lui con una sola raffica dalla sua BAR, e accartocciò altri due soldati nemici che corsero ad armare la pistola. Pfc. Schauer spostò il suo corpo per sparare versi l’altra arma tedesca a 500 metri di distanza e svuotò la sua arma verso l'equipaggio nemico, uccidendo tutti e quattro i tedeschi. La mattina successiva, quando i proiettili di un carro armato tedesco Mark VI e una mitragliatrice distante solo 100 metri costrinsero di nuovo la pattuglia a cercare riparo, Pfc. Schauer strisciò verso la mitragliatrice nemica, rimase in piedi a soli 80 iarde dall'arma mentre i suoi proiettili tagliavano il terreno circostante e quattro proiettili del carro armato spararono direttamente contro di lui entro 20 iarde. Alzando il suo BAR sulla spalla, Pfc. Schauer uccise i 4 della postazione di mitragliatrice con una raffica.

 

 




JAMES H. MILLS

DETTAGLI

•             RANGO: PRIVATO

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA F, 15A FANTERIA, 3RD Infantry Division

•             DATA DELL'AZIONE DELLA MEDAGLIA D'ONORE: 24 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA

CITAZIONE

Per un'evidente galanteria e intrepidità a rischio della vita al di sopra e al di là del richiamo del dovere. Pvt. Mills, subendo il suo battesimo del fuoco, ha preceduto il suo plotone per raggiungere una posizione dalla quale si poteva lanciare un attacco contro un punto nemico fortemente fortificato. Dopo aver avanzato di circa 300 yard, Pvt. Mills fu colpito da una mitragliatrice distante solo cinque metri. Ha ucciso il mitragliere con un colpo e ha costretto la resa dell'assistente artigliere. Continuando la sua avanzata, vide un soldato tedesco in posizione mimetizzata dietro un grande cespuglio che tirava il perno di una granata schiacciapatate. Colpendo il tedesco con il suo fucile, Pvt. Mills lo ha costretto a far cadere la granata e lo ha catturato. Quando un altro soldato nemico ha tentato di lanciare una bomba a mano, Pvt. Mills lo ha ucciso con un colpo solo. Portatosi sotto il fuoco di una mitragliatrice e tre fucili a una distanza di soli 50 piedi, si lanciò a capofitto nella furiosa catena del fuoco automatico, sparando con il suo M1 dal fianco. Il nemico è stato completamente demoralizzato da Pvt. Alla vista dell’audace carica di Mills, quando raggiunse un punto entro 10 piedi dalla loro posizione, tutti e sei si arresero. Mentre si avvicinava al punto attaccato, Pvt. Mills fu messo sotto il fuoco di un mitragliere distante 20 metri. Nonostante il fatto che non avesse assolutamente alcuna copertura, Pvt. Mills ha ucciso il mitragliere con un colpo. Due soldati nemici vicino al mitragliere spararono all'impazzata contro Pvt. Mills e poi sono fuggiti. Pvt. Mills ha sparato due volte, uccidendo uno dei nemici. Continuando alla posizione, ha catturato un quarto soldato. Quando divenne evidente che un assalto al punto forte avrebbe con ogni probabilità causato pesanti perdite al plotone, Pvt. Mills si offrì volontario per coprire l'avanzata lungo un fossato poco profondo fino a un punto entro 50 iarde dall'obiettivo. In piedi sulla riva in piena vista del nemico a meno di 100 metri di distanza, gridò e sparò con il fucile direttamente in posizione. Il suo stratagemma ha funzionato esattamente come previsto. Il nemico ha concentrato il suo fuoco su Pvt. Mills. I traccianti passarono a pochi centimetri dal suo corpo, i proiettili di fucile e mitragliatrice rimbalzarono sulle rocce ai suoi piedi. Eppure rimase lì a sparare finché il suo fucile non fu vuoto. Intento a coprire il movimento del suo plotone, Pvt. Mills saltò nell'azione di attacco, ricaricò la sua arma, scese di nuovo e continuò a deporre una base di fuoco. Ripetendo questa azione quattro volte, ha permesso al suo plotone di raggiungere il punto designato non scoperto, da cui ha aggredito e travolto il nemico.

 

 


 


SYLVESTER ANTOLAK

DETTAGLI

•             GRADO: SERGENTE

•             CONFLITTO / ERA: SECONDA GUERRA MONDIALE

•             UNITÀ / COMANDO: COMPAGNIA B, 15A FANTERIA, DIVISIONE DI FANTERIA 3D

•             DATA DELL'AZIONE DELLA MEDAGLIA D'ONORE: 24 MAGGIO 1944

•             MEDAL OF HONOR ACTION PLACE: VICINO A CISTERNA DI LITTORIA, ITALIA

CITAZIONE

Vicino a Cisterna di Littoria, in Italia, caricò 200 iarde su un terreno pianeggiante e non coperto per distruggere un nido di mitragliatrici nemiche durante il secondo giorno dell'offensiva che sfondò il cordone d'acciaio tedesco attorno alla testa di ponte di Anzio. A circa 30 iarde di anticipo dalla sua squadra, si imbatté nel fuoco di mitragliatrice e fucile del nemico. Per tre volte è stato colpito da proiettili ed è caduto a terra, ma ogni volta ha lottato per rialzarsi per continuare la sua inarrestabile avanzata. Con una spalla profondamente ferita e il braccio destro in frantumi, continuò a precipitarsi direttamente nella concentrazione di fuoco nemico con il suo mitra incuneato sotto il braccio sano fino a quando non si trovava entro 15 metri dal punto forte nemico, dove aprì il fuoco a distanza ravvicinata mortale, uccidendo due Tedeschi e costringendo i restanti 10 ad arrendersi. Ha riorganizzato i suoi uomini e, rifiutandosi di consultare un medico così disperatamente necessario, ha scelto di aprire la strada verso un altro punto forte a 100 metri di distanza. Ignorando completamente la grandine di proiettili concentrata su di lui, si era precipitato davanti a quasi tre quarti dello spazio tra i punti di forza quando fu ucciso all'istante dal fuoco nemico. Ispirato dal suo esempio, la sua squadra ha continuato a sopraffare le truppe nemiche. Con il suo sacrificio supremo, il superbo coraggio combattivo e l'eroica devozione all'attacco, il sergente. Antolak era direttamente responsabile dell'eliminazione di 20 tedeschi, della cattura di una mitragliatrice nemica e dello sgombero della strada per l'avanzata della sua compagnia. 















sabato 24 aprile 2021

 

25 aprile 1945 - 25 aprile 2021



La libertà

Giorgio Gaber

Voglio essere libero, libero come un uomo

Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo appena nato

Che ha di fronte solamente la natura

Che cammina dentro un bosco

Con la gioia di inseguire un'avventura

Sempre libero e vitale

Fa l'amore come fosse un animale

Incosciente come un uomo

Compiaciuto della propria libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia

E che trova questo spazio

Solamente nella sua democrazia

Che ha il diritto di votare

E che passa la sua vita a delegare

E nel farsi comandare

Ha trovato la sua nuova libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche avere un'opinione

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

Vorrei essere libero come un uomo

Come l'uomo più evoluto

Che si innalza con la propria intelligenza

E che sfida la natura

Con la forza incontrastata della scienza

Con addosso l'entusiasmo

Di spaziare senza limiti nel cosmo

E convinto che la forza del pensiero

Sia la sola libertà

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche un gesto o un'invenzione

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione








sabato 17 aprile 2021

Così la Terza Divisione è entrata nella mia vita.

 


Foto: Rocky il Bulldog, immagine del "Dogface Soldiers" (soldati con la faccia da cane) 

Si riferisce a un soldato di fanteria dell'esercito americano che presta servizio nella fanteria, specialmente durante la seconda guerra mondiale

La canzone Dogface Soldiers, originariamente scritta nel 1942 da due soldati di fanteria dell'esercito americano, Ken Hart e Bert Gold. Fu ascoltata dal Gen. Lucian K. Truscott ed è stata adottata come canzone ufficiale della 3a divisione di fanteria, ed è stata ampiamente suonata e cantata durante la seconda guerra mondiale. La canzone alla fine vendette 300.000 copie. Ancora oggi è cantata ogni mattina dopo la sveglia dai soldati della 3a divisione di fanteria mentre si trovano in guarnigione a Fort Stewart ,Georgia e Hunter Army Airfield , Georgia.

Rocky il Bulldog fu disegnato da Walt Disney nel 1965.


Così la Terza Divisone è entrata nella mia vita.

 

Le notti che amo di più sono quelle con il maltempo.  

La candela, rigorosamente alla vaniglia è subito accesa; perché dalle mie parti la corrente spesso cade nelle notti burrascose. Le luci sono ridotte al minimo e ci si prepara allo spettacolo.

Il vento e l’acqua sferzano le finestre, mentre sprofondo nella poltrona della camera ed inizio a circondarmi di libri, post-it e matite da temperare sempre.

Ho lasciato le finestre senza la copertura delle persiane, per vedere l’acqua che batte sui vetri e le luci dei fulmini che riempiono di blu e bianco la stanza per poi farla tornare buia.

Alla luce dei fulmini, la vetrina in fondo alla stanza s'illumina e vedo per un attimo l’elmetto e le varie patch della Terza Divisone; quella in metallo, regalata dal presidente e le altre della Seconda Guerra Mondiale. Appare la bronze star, nella sua confezione, i bossoli della buca di Floyd Lindstrom, la medaglia del centenario, il mio cappello con gli stemmi ed il papavero rosso, gli attestati sulle pareti e la bandiera rossa e blu sull'asta con la freccia dorata.

Appaiono per un secondo e poi spariscono, seguite dal suono del tuono; è un effetto che mi piace. Per un po' resto così, sono quelle notti in cui vorresti raggiugere la moglie a letto, perchè ha paura dei tuoni, ma anche restare ancora un po' accanto alla storia.

In fondo siamo fortunati ad avere delle mogli che comprendono il nostro destino: chiamato dalla storia! Come lo definisco io.

Ed il mio destino era la Terza Divisione di Fanteria, il suo richiamo lo sento sempre, in notti come queste o girovagando nei luoghi dei combattimenti in Italia.

Stando comodo sulla poltrona tra gli appunti ed i libri la storia dei “dogface soldiers” si apre alla mia vista ed alla mia conoscenza, ma è quando sono a piedi, sulla sommità delle colline, come a Monte Lungo o nelle “fox hole” di Monterotondo, rimaste intatte; quando osservo i ruderi di una vecchia casa che fu ospedale per i ragazzi del 7th reggimento, posta alla base di Monte Camino; è in questi luoghi che sento il compiersi del richiamo della storia, di quella storia che si è unita alla mia e mi fa essere come un “dogface” nei boschi, che sente l’odore e abbaia agli altri del branco per far sentire la sua presenza e cercare gli altri “dogface” chiamati dalla storia al loro destino.

Il destino non è altro che questo continuo desiderarne la presenza, ricercarla, come un’orma nel sottobosco e seguirla fino alla tana dei “dogface soldiers”.

Non si può spiegare, come non si può spiegare l’emozione del profumo dell’erba appena tagliata, la vista della brina sulle felci, la sensazione di stare sdraiati nel silenzio e nel fango di una “fox hole”, nei resti di una trincea o davanti ad una croce bianca di cui conosci la storia di quel nome, perché forse sei stato nella sua buca, ma sicuramente eri nel luogo che lo vide per l’ultima volta respirare.

Non è felicità, non è gioia, si è appagati, sazi di qualcosa di intangibile che è dentro di noi, che non sapevi di avere e che emerge in tutta la sua forza. La consapevolezza di essere stati scelti per seguire una missione, un distintivo a strisce diagonali bianche e blu che ha fatto sempre parte della tua vita. 

Era a un passo da te ma non lo vedevi fino a quando si è manifestato, un po' alla volta lungo la tua vita, fino al giorno in cui tutto diventava più chiaro ed il “dogface” trovava la sua tana.

Ho vissuto i primi 18 anni della mia vita in un quartiere popolare di Roma, Centocelle, cosi chiamato perché in epoca romana c’era un avamposto per il ricovero dei cavalli. Da ragazzi andavamo a giocare in un grande prato a poca distanza da casa, veniva chiamato “i pratoni” per la sua grandezza. Al centro era pericoloso giocarci perché c’erano i rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, in parte crollati. Oggi è una colata di cemento e asfalto, con strade, palazzi e centri commerciali.

Qualche giorno fa leggendo sulla liberazione di Roma, ho appreso che il 30th reggimento partì la mattina alle 5.30 da Valmontone e percorrendo la via Casilina raggiunse Centocelle fermandosi a nord ovest in attesa di entrare a Roma. A nord ovest ci sono “i pratoni”; li ho frequentati per 18 anni prima che la mia famiglia si trasferisse a Villa Adriana, presso Tivoli ed in seguito a Castel Madama a cinque chilometri verso est.

In questa nuova residenza, le strade che percorro ogni giorno da 38 anni sono quelle che percorse il 7th reggimento per entrare a Roma, in quel 4 giugno del 1944; anche questo l’ho scoperto dalle ultime traduzioni dei testi in inglese sulla storia della Terza Divisione.

Nel mio girovagare degli anni passati, prima che il destino della storia non si palesasse ai miei occhi, i paesi più visitati furono tutti quelli che liberò la Terza Divisione di Fanteria: Artena, Cori, San Cesareo, Palestrina; ho mille ricordi di quelle zone e furono quelle che videro i carri del 601th Tank Destroyer con sopra i “dogface soldiers” della Terza Divisione, salutare la popolazione liberata.

Andavo ogni anno a mangiare le fragole in una nota località e passavo davanti ad una lapide bianca dedicata al Col. Toffey.

E poi ancora, quando fui invitato ad Anzio, per le celebrazioni dello sbarco e comprai la mia prima divisa US Army per partecipare alle rievocazioni storiche, quando ormai la storia stava iniziando a delineare i contorni del mio destino. 

Ricordo un hotel semplice e dal personale cortese, al centro delle zone dei combattimenti successivi allo sbarco. Una notte a leggere la storia di quanto accadde a gennaio del ‘44, sul libro di Rick Atkinson e poi la mattina, per la prima volta indossavo una divisa US Army.

La sentivo addosso, avvertivo il peso della storia che rappresentava; scesi le scale verso la hall in silenzio, con l’elmetto fissato male che si muoveva in ogni parte. Raggiunta la sala mi presentai e mi dissero che avevo la patch della 5a armata e che non andava bene, misero la mano nella tasca e mi regalarono una patch nuova, era a strisce diagonali bianche e blu.

“Oggi siamo la gloriosa Terza Divisione!”  “cucila subito che si parte!” mi dissero.

Trovai una signora gentile dell’hotel che tolse la patch della 5a Armata e con pochi punti mise quella della Terza Divisione, uscii e salii sul Dodge, insieme agli altri, tutti della Terza Divisione, eravamo un mare di onde bianche e blu e mi sentii far parte di loro anche se non li conoscevo.

L’estate successiva andai in Austria per le vacanze e da lì raggiunsi Berchtesgaden, meta turistica ma anche storica. Raggiunta, visitai il museo alla base della collina dove si trova il rifugio dell’Aquila di Hitler e vidi una foto con dei soldati, avevano sull’elmetto la stessa patch che mi avevano regalato.

“Come facevano da Anzio ad essere arrivati fino lì?”

domandai a quella ragazza con me nel viaggio che ancora non sapeva sarebbe diventata mia moglie.

Ripensai a quella foto, alla patch, il “dogface” aveva annusato una pista ed aveva ripreso la ricerca della sua tana, ma la vacanza in seguito distolse i suoi pensieri.

La storia ormai aveva iniziato a scorrere nel sangue ed iniziai i miei primi viaggi a Cassino; ricordo che la prima volta mi aveva portato all’abazia mio padre, io ero piccolo, ma già sapevo che i parà tedeschi avevano conteso quel monastero e la collina contro un esercito intero, ma non ricordo chi me lo aveva detto, mio padre di certo no, lo sapevo forse dalle letture dei fumetti di super eroica, che tutte le estati erano il premio per la mia promozione, dato che spendevo tutti i soldi che mi davano a casa per quelle riviste che leggevo sulle scale della scuola elementare, appoggiato al cancello chiuso sotto il sole cocente di giugno, fino a farmi diventare le mani nere e profumate dall’inchiostro.

Tornai a Cassino per vedere i luoghi della battaglia e mi portarono a conoscere altri “dogface”, ognuno con il suo richiamo della storia, con le sue emozioni, il suo fiuto e la ricerca della sua tana e fummo subito branco.

Da Cassino il richiamo mi portò fino al “Mignano Gap”; Montelungo e Monte Camino che stringono la via Casilina (HWSix) vennero percorsi in lungo e in largo, insieme al branco dei nuovi “dogface”.

Il nostro fiuto era verso la 36th Texas, i bersaglieri ed i fanti italiani, che combatterono insieme agli americani; agli inglesi ed alla First Special Service Force, che guardo sempre con onore e rispetto, per la loro guerra sempre un passo avanti agli altri verso il nemico.

Ma da ogni parte guardavo, notavo sempre quel piccolo monte, basso, tutto rotondo, era un richiamo, una cosa che mi attirava e di cui non sapevo il motivo; le notizie erano poche e tutte riferite a dicembre del 1943 quando il monte fu occupato dalla 36th Texas.

In quel periodo stavo iniziando a curiosare sulle medal of honor della 36th Texas in zona e trovai due nomi, “near Mignano Montelungo” diceva la citazione del luogo in cui il valore dell’uomo era andato oltre l’immaginazione. Erano due “dogface soldiers” della Terza Divisione! Uno si era distinto proprio su quel monte che guardavo sempre, era Maurice Lee Britt.

Anzio, Berchtesgaden, Mignano Montelungo… la Sicilia, l’Africa, erano stati ovunque, ma dovevo riprendere tutte le loro tracce per capire ed iniziai a concentrare le ricerche ed osservare le cartine geografiche fino a scoprire che i primi scontri della Winter Line erano stati a novembre per mezzo della Terza Divisione di Fanteria che proveniva da sud ed aveva oltrepassato il fiume Volturno. Quella era la zona dove mi portavano le mie tracce, quella era la zona dove sarei dovuto andare a cercare la mia tana.

Per anni ero andato su quei monti a ricordare fatti e combattimenti di dicembre ma non sapevo cosa fosse accaduto a novembre. era tutto così imperdonabile ma era successo.

Tutto ad in certo punto divenne più chiaro; la storia della Terza Divisione si apriva ogni giorno a nuove scoperte e l’Africa, la Sicilia, Battipaglia, la Winter Line, Nettuno, Roma, poi la Francia, i Vosgi, il Reno, la Germania e Berchtesgaden, erano per me anche Centocelle, il pratone, Palestrina, San Cesareo, la casa in campagna, la Tiburtina, le vacanze in Germania, in Francia, Cassino, la via Casilina, Monte Lungo, Monte Camino, Monte Rotondo, la mia vita aveva percorso per anni i luoghi della Terza Divisione e man mano la storia mi aveva avvicinato a quei colori bianchi e blu.

Annusavo l’aria, il “dogface” stava per raggiungere la sua tana, guardavo la vetta di Monte Camino e pensavo “Volens et Potens!”, dalla quota di Montelungo dicevo “Can Do!”, mi fermavo a ricordare i combattimenti di Monterotondo e dentro di me dicevo “our country, not ourselves!”  

Una sera come questa, fredda e piovosa, decisi di collegarmi al sito internet della Terza Divisione di Fanteria US Army e feci il mio abbonamento all’associazione. Scoprii che ero solo in Italia, venni unito al gruppo Internazionale, ma avevo trovato la mia tana, avevo seguito le tracce di tanti “dogface” e li avevo raggiunti. Erano i figli, i nipoti, di quei “dogface soldiers” che erano venuti un giorno in Italia per sbranare bestie feroci e liberare i boschi dalla loro presenza. Quei boschi dove oggi annuso l’aria in cerca delle tracce del passaggio di quegli eroi con la faccia da cane, sporchi e con la barba incolta e ne sento ancora la loro presenza.




Dedicato a tutti i “dogface” dell’associazione

Luigi S.

Presidente Ass. Terza Divisione di Fanteria, avamposto 16, Italia










lunedì 5 aprile 2021

5 Aprile, scatta l'offensiva nella valle del Pò.

 5 Aprile, l'offensiva nelle valle del Pò.

All'inizio del 1945 la Quinta Armata conteneva circa 270.000 soldati (con oltre 30.000 in più in attesa di incarichi nei depositi di sostituzione), oltre 2.000 pezzi di artiglieria e mortai e migliaia di veicoli, tutti posizionati lungo un fronte di 120 miglia che si estende a est dalla costa ligure, attraverso la cresta dell'Appennino, fino a un punto a sud-est di Bologna. Le principali unità di combattimento del comandante includevano cinque divisioni di fanteria statunitensi (la 34a, 85a, 88a, 91a e 92a), la 10a divisione corazzata e la 1a divisione da montagna degli Stati Uniti, il reggimento 442° giapponese-americano, nonché la 1a divisione di fanteria brasiliana, il gruppo di combattimento italiano libero di Legnano e la 6a divisione corazzata sudafricana. Il IV Corpo degli Stati Uniti a ovest, sotto il Magg. Gen. Willis D. Crittenberger, e il II Corpo degli Stati Uniti a est, sotto il Magg. Gen. Geoffrey Keyes, condividevano il controllo delle dieci divisioni equivalenti. Sul fianco destro della Quinta Armata c'era l'ottava armata britannica, comandata dal 1 ° ottobre 1944 dal generale Sir Richard L. McCreery.  Contiene il 2° corpo polacco e il 5°, 10° e 13° corpo britannico, l'ottava armata controllava otto divisioni di quattro diverse nazioni, oltre a quattro gruppi di battaglia italiani liberi e una brigata ebraica. Nell'aprile 1945 la loro linea si estendeva dall'area di Bologna ad est fino all'Adriatico, dieci miglia a nord di Ravenna. Il generale Clark programmò l'inizio di una nuova offensiva generale all'inizio di aprile 1945. A differenza delle precedenti campagne in Italia, assegnò chiaramente il ruolo principale alle forze americane. Prima dell'offensiva principale, D-day 5 aprile, la 92a divisione di fanteria degli Stati Uniti doveva lanciare un attacco diversivo, Operazione SECOND WIND, per catturare Massa lungo la costa ligure. Quindi, il 9 aprile, l'Ottava Armata doveva penetrare le difese nemiche a est di Bologna, attirando riserve nemiche dal vitale centro delle comunicazioni. A seguito di queste deviazioni, lo sforzo principale del 15° Gruppo dell'esercito, Operazione CRAFTSMAN, sarebbe stato lanciato dalle forze della Quinta Armata intorno all'11 aprile. Inizialmente, le unità della Quinta Armata dovevano penetrare nelle difese nemiche a ovest di Bologna, spostarsi nella Pianura Padana meridionale e quindi catturare la stessa Bologna. Piuttosto che distruggere le forze tedesche, la fase iniziale di CRAFTSMAN si è concentrata quindi sulla penetrazione del fronte dell'Asse e sulla presa di terreno sufficiente per fornire una base per ulteriori operazioni nella Pianura Padana. Truscott intendeva attaccare con le forze di entrambi i corpi che avanzavano fianco a fianco lungo due strade principali, scagliando gli assalti per consentire la massima concentrazione di supporto aereo e di artiglieria per ciascuno. Il IV Corpo di Crittenberger attaccherebbe per primo, a ovest delle autostrade 64 e 65 che portano a nord a Bologna. Un giorno dopo, Keyes ' con il II° Corpo avrebbe attaccato a nord lungo la Highway 65 e avrebbe preso Bologna. Durante la Fase II, entrambi gli eserciti alleati avrebbero continuato a nord verso l'area Bondeno-Ferrara, trenta miglia a nord di Bologna, intrappolando le forze dell'Asse a sud del fiume Po. Infine, la Fase III vedrebbe gli eserciti alleati combinati attraversare il Po e avanzare verso Verona, cinquanta miglia più a nord, prima di aprirsi a ventaglio nell'Italia settentrionale, in Austria e in Jugoslavia, completando la distruzione delle forze dell'Asse nell'Europa meridionale.

Operazioni

Il 5 aprile 1945, la 92a divisione di fanteria degli Stati Uniti iniziò il suo attacco diversivo sulla costa ligure. Insanguinata da una controffensiva dell'Asse nel dicembre 1944 e di nuovo durante un'offensiva nella valle del fiume Serchio nel febbraio 1945, l'ormai veterana 92a divisione, preceduta da bombardamenti aerei e di artiglieria, attaccò prima dell'alba con il 370 ° fanteria e l'annesso 442° Regimental Combat Team. Mentre le truppe del 370 ° avanzavano attraverso le colline lungo la strada costiera verso Massa, ricevettero un pesante fuoco nemico e furono fermate.

Nell'entroterra, invece, i soldati Nisei del 442° scalarono le Alpi Apuane per aggirare Massa da est. Durante l'avanzata nei pressi di Seravezza, la Compagnia A del 100° Battaglione del reggimento fu bloccata dal pesante fuoco nemico. Quando il suo capo squadra è stato ferito in azione, subentrò il Pfc. Sadao S. Munemori. In diversi attacchi frontali e solitari attraverso il fuoco nemico diretto, ha messo fuori combattimento due mitragliatrici nemiche con granate. Ritirandosi sotto il fuoco assassino nella sua posizione, Munemori aveva quasi raggiunto la sicurezza di un cratere di granata occupato da due dei suoi compagni quando una granata inesplosa rimbalzò sul suo casco e rotolò verso di loro. Rialzatosi prontamente, si tuffò verso la granata e ne soffocò l'esplosione con il suo corpo. Con la sua azione rapida ed eroica, salvò due dei suoi compagni a costo della propria vita e fu insignito postumo della Medaglia d'Onore. Dopo diversi giorni di combattimenti così selvaggi, il 442° conquistò Massa e l'11 aprile si spinse a nord verso le famose cave di marmo di Carrara. Qui, una determinata resistenza nemica ha fermato la corsa americana per oltre una settimana.

A est, sulla costa adriatica, i soldati polacchi, indiani, neozelandesi e britannici dell'Ottava Armata si fecero avanti il ​​9 aprile dopo un massiccio sbarramento aereo e di artiglieria. Per i successivi giorni ingaggiarono ingaggiarono le forze dell'Asse del 26° Panzer, 98° Fanteria, 362° Fanteria, 4° Paracadute e 42° Jaeger division attraverso l'intero fronte, spingendole gradualmente a nord verso il varco vitale di Argenta, appena ad ovest dell'invalicabile Laguna di Comacchio. Nonostante l'ostinata resistenza dei soldati della Decima Armata tedesca, il 18 aprile la 78a Divisione britannica si impadronì del divario di Argenta, minacciando così di voltare l'intero fianco dell'Asse.

    Un'immagine di veicoli in uso agli americani, probabilmente sottratti alle truppe italiane e tedesche.

    Fonte dati: history.army.mil 


domenica 4 aprile 2021

Pasqua della Croce e della Resurrezione

 


                           Foto: 82a, Charles Badeaux, Theodor Sohosky, John Bogdan, 29 dic 1944


«Cristo non è un signore di grande ricchezza, ma un uomo povero che non ha dove posare il capo, non un patriarca con numerosa discendenza, ma un celibe senza casa e senza nido».... «la Croce cristiana non è una suppellettile della casa o un ornamento da indossare, ma un richiamo all’amore con cui Gesù si è sacrificato per salvare l’umanità dal male e dal peccato».....«una rivelazione di Dio capovolta, non potente ma servo» ... «chi muore con Cristo, con Cristo risorgerà, chi lotta insieme a Lui, con Lui trionferà».


Papa Francesco, Quaresima 2017



Croci... dal  viaggio in Alsazia nei luoghi della Prima e Seconda Guerra Mondiale.

Soldati Francesi, Tedeschi, Americani, Algerini, Tunisini. 

Cristiani, Mussulmani, Ebrei,  spesso uniti nello stesso spazio, nemici di un tempo, religioni diverse ma una sola terra, un solo cielo.

Migliaia di Croci, nei sacrari e nei luoghi dei ritrovamenti dei soldati caduti; curate, custodite, rispettate.

Un viaggio nella debolezza dell'uomo, che combatte se stesso, uccide se stesso e ritrova se stesso sotto il simbolo della Croce.


Buona Pasqua della Croce e della Resurrezione.



Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army sez. 16 Italia