martedì 8 novembre 2022

7 - 8 Novembre 1943 - 79° Anno, proseguono gli attacchi sul passo di Mignano

 

7 novembre

otto battaglioni di artiglieria si schierarono nella zona di Mignano Montelungo per supportare l'attacco del giorno 8. La logistica aveva finalmente fatto arrivare sulla linea del fronte l'equipaggiamento invernale e razioni di cibo.

Monte Camino, Monte La Defenza

I continui attacchi del 6 novembre avevano portato i "cottonbalers" (nome del 7th reggimento) fino quasi alla vetta. Il tiro incrociato delle mitragliatrici rendeva impossibile l'avanzata, alle 13.30 del 6 novembre si contavano già 25 caduti tra le rocce ed il viaggio dei feriti in barella fino a valle (Caspoli) era un calvario di 4 ore.

Diario del 7th reggimento "Cottonbalers"

02:45: la compagnia che va a nord avanza di un miglio sopra un aspro paese, nessuna resistenza, cecchino che spara sulle pattuglie e cerca di strappare vittime dalla collina.

06:45: la compagnia 'F' avanza verso la cima adi Monte la Defensa, progredisce lentamente

09:45: due plotoni della Cannon Company ricevono la chiamata del 2 ° Battaglione, si posizionano ed iniziano a cannoneggiare la vetta.

11:00: al 1°e 2° battaglione non sparano più da Monte Camino mentre gli inglesi si avvicinano a questo obiettivo.

12:15: la compagnia 'F' incontra forte resistenza, il fuoco delle mitragliatrici proviene dall'alto, dai pendii rocciosi, la sella verrà attaccata di nuovo.

13:30: elementi avanzati della compagnia 'F' in cima al crinale impegnati in scontri, ricevono tiri di mitragliatrice e fuoco di mortai; plotone mandato in sella a dare supporto di fuoco pesante; il battaglione continuerà l'attacco.

16:10: la compagnia 'F' sull' obiettivo, Monte Difensa, dopo un'aspra lotta. La compagnia scaverà postazioni e coprirà l'avanzata del battaglione.

20:18: ordine di divisione: il 1° e il 2° battaglione continueranno ad attaccare per conquistare le alture a sinistra della Divisione.

Il cibo non arriva dalla valle, dovranno attendere il giorno successivo con lanci programmati da parte di un Piper, al quale verrà chiesto via radio di non lanciare sulle posizioni della Terza Divisione per non farle scoprire dai tedeschi.

8 novembre, Monterotondo

La conquista di Monterotondo avvenne l’8 novembre, in una mattina nebbiosa, dopo due giorni passati sotto la neve senza equipaggiamento invernale e senza cibo, che fu consegnato solo poche ore prima del secondo attacco. Per quest’azione furono sostenuti da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra loro, che fecero fuoco sulle due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la difesa del 3° Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia, risalendo la collina ripida e fangosa per raggiungere la vetta. Per la conquista della vetta il 30° reggimento della Terza Divisione ebbe la Presidential Unit Citation, un nastrino blù rettangolare bordato da un cordoncino color oro, una delle più alte onorificenze militari delle forze armate statunitensi, conferita per "atti di straordinario eroismo contro il nemico".

8 novembre, Monte lungo

Anche un battaglione del 15°rgt. di fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo, mentre un secondo si posizionò lungo l’Highway Six tra le colline di Montelungo e Monterotondo per garantire la chiusura di una curva difensiva di circa novecento metri. In questa zona la pattuglia di esploratori guidata dal soldato Audie Murphy a seguito di un combattimento con diversi morti e prigionieri Tedeschi, fu costretta a rifugiarsi in una grotta. (lo scontro fu ricordato da A.Murphy nelle sue memorie pubblicate nel libro “all’Inferno e ritorno”. La grotta è stata ritrovata nella primavera del 2018 ed è attualmente visitabile.) Lo stesso giorno, l’8 novembre, con l’intenzione di riconquistare la collina, l’8 reggimento della 3a divisione panzer (Panzergrenadier) lanciò diversi attacchi con il secondo battaglione (II/8°) contro alcune compagnie della terza divisione posizionate sulla sommità di Monterotondo. La storico della 3a divisione ci ha descritto i loro attacchi  come “non coordinati tra di loro”, questo fatto fu strano per gli americani, abituati all’organizzazione tedesca nella difesa e nell’attacco. La forza del battaglione tedesco alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli trenta uomini tanto da rendere necessario al comando tedesco di riunire il II°btg. (II/8°) al III° btg. (III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di nuovo una unità efficiente. Il generale Tedesco Frido Von Senger, comandante dell’intero settore, disperato per gli esiti degli scontri e deciso a riprendere Monterotondo, ordinò al 104° reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di riserva, di riconquistare la vetta di Monterotondo “a tutti i costi”. Von Senger ordinò inoltre al gruppo di combattimento di Otto Von Corvin di prendere posizione nella zona di San Pietro Infine, la famosa battaglia di San Pietro era all’orizzonte.


 

domenica 6 novembre 2022

6 Novembre 1943 - 79° anno, il difensore del passo di Mignano, Frido Von Senger

La linea Bernhardt fu scelta dal generale Hube che cedette in seguito il comando al gen. Frido Von Senger Und Etterlin. Secondo le considerazioni di Senger, il punto debole della linea era al centro, tra Mignano e San Pietro Infine, dove sorgeva il monte Cesima.

La Linea Reinhardt (detta anche linea Bernhardt e winter line dagli alleati) fu una linea fortificata difensiva progettata dall'OberkommandoderWehrmacht o OKW e realizzata dall’Organizzazione Todt in Italia durante la campagna d'Italia della Seconda guerra mondiale.

Andava dal fiume Sangro sull'Adriatico fino alla foce del fiume Garigliano passando per la vetta del Monte Camino Monte la Remetanea e Monte Maggiore, nel territorio di Rocca d'Evandro, per Montelungo, Mignano e Monte Sambucaro, che sta al confine fra le tre regioni del Lazio, Molise e Campania.

La Linea Bernhardt non era particolarmente fortificata, a differenza della Linea Gustav, ed era stata pensata dal comando tedesco al solo scopo di rallentare l'avanzata Alleata nell'avvicinamento a quest'ultima.

Nell’ordine di Kesselring doveva essere approntata entro il 1° novembre 1943. 

Fridolin Von  Senger era  un  uomo  diverso  dall’immaginario  dei generali tedeschi; magro, schivo, riservato, colto  e raffinato. Non fu mai coinvolto  in  rappresaglie  verso  i  civili  (anche  se  in  Italia  di una  ne  fu  sicuramente  a  conoscenza). Nei primi anni  di  guerra,  durante  le  rapide  avanzate  in  Olanda  e Francia,  le  divisioni  corazzate  di  Senger  ebbero  in  generale  un grande rispetto delle popolazioni civili, frutto degli ordini impartiti da questo cultore dell’arte e della storia ma anche generale fedele alla patria ed al giuramento fatto.  Umanista e cattolico  osservante,  tanto  da  andare  a  messa  ogni giorno  e  divenire  fratello  laico  dell’ordine  dei  Frati  Benedettini, passò alla storia come il grande difensore dell’abazia Benedettina di  Cassino  e  grande  stratega  della  difesa  lungo  la  linea  d’Inverno (la linea Bernhardt) e la linea Gustav, che tagliava in due l’Italia nel punto più  stretto  della  penisola.  In previsione dello  scontro  finale  a Cassino convinse l’abate Gregorio Diamare a portare in salvo le inestimabili  opere  d’arte  presenti  nell’abazia  per  evitare  che venissero  non  solo  distrutte  dai  bombardamenti  ma  depredate dalla divisione Hermann Goring per essere trasferite in Germania. Contrario al Nazismo,  fece  il  suo  dovere  come  soldato  e  come generale, rispettando sempre l’avversario.  Fridolin Rudolf von Senger und Etterlin era un bambino fortunato: la sua famiglia  discendeva  da  nobili  possidenti.  Nato a Waldshut, il 4 settembre 1891, il vento di Napoleone Bonaparte spogliò la sua famiglia  di  ogni  proprietà  ed  i  genitori  del  piccolo  Frido  si reinventarono avvocati e funzionari dello Stato.  Questo gli consentì di vivere un’infanzia senza preoccupazioni. Dal papà ereditò il  senso  del  dovere;  dalla  mamma  la  fede  cattolica. Da adulto Frido prese i voti di ‘terziario’ benedettino sentendo la fede in maniera forte dentro di lui. Amava la pittura e sognava di proseguire gli studi che gli consentissero di diventare uno storico dell’arte.  L’Europa nel frattempo  precipitava  nella  barbarie  della Prima e poi della Seconda Guerra Mondiale. Frido si ritrovò  arruolato  come  ufficiale  dell’esercito  tedesco: prima  per  il  Kaiser  e  poi  per  il  Fuhrer.  I fogli matricolari  lo descrivono un ufficiale preparato e capace. La guerra lo  spedisce  subito  in  prima  linea.  Prima nell’avanzata verso l’Olanda e la Francia, con la rapida vittoria. E qui, mentre tutti festeggiano, Frido riflette,  e  la  riflessione  è  riportata  nelle  sue memorie: 

Io mi ero fatto la convinzione che la fulminea disfatta della Francia non avesse per  nulla  deciso  l’esito  della  guerra,  come  molti pensavano.  La tattica delle  avanzate  travolgenti  non  era applicabile  nel  confronti  dell’avversario  principale,  l’Inghilterra, per tre diverse ragioni. L’Inghilterra dominava i mari, le potenze dell’asse no; L’Inghilterra faceva parte di un’unione di stati sparpagliati in tutto il mondo. Buon ultimo: la mentalità degli inglesi, ben diversa da quella degli europei continentali; afferra  solo  ciò  che  ha  potuto  studiare  per anni  e  capire.  La tesi tedesca  della  plutocrazia,  per  cui  presso  gli altri  popoli  l’uomo  della  strada  si  batteva  per  i  ricchi,  non  era familiare  agli  inglesi.  Questi combattevano per  un  ideale incomprensibile  ai  tedeschi  sotto  il  regime  di  Hitler.  A costoro veniva insegnato  che  bisognava  liberarsi  dell’essenza  della democrazia  definita  come  “alterco  parlamentare,  algebra  delle maggioranze,  regime  dei  bonzi  corrotti”.  Per gli Inglesi,  invece,  la democrazia  rappresenta  la  libertà  personale,  il  diritto  e  quindi  la dignità umana, tutte cose per cui vale la pena battersi.”  

Al ristorante dell’hotel  Metayer,  a  Rennes,  durante  una  cena,  la ronda  tedesca  ordinò  ai  commensali  francesi  di  rientrare  a  casa essendo  arrivate  le  22.00,  gli  ufficiali  tedeschi  potevano  restare fino  alle  23.  Frido ordinò che  tutti  restassero  comodamente  ai tavoli  invitando  alcuni  ad  intrattenersi  con  lui  per  parlare  di politica, i francesi ordinarono una bottiglia e restarono con lui fino alle 24.00. Scrive ancora in quei giorni: 

“Nelle ore tranquille della riflessione dopo il ritmo incalzante della campagna militare si delineava più precisa la mia intima tragedia, una tragedia sofferta  indubbiamente  da  molti  ufficiali  di  Hitler. Questi dovevano affrontare un duplice e contrastante imperativo: quello di battersi strenuamente per la vittoria e quello di desiderare la disfatta per amor di patria.”  

“Costoro erano rimasti  fra  l’altro  anche  cristiani,  e  sapevano  di trovarsi  di  fronte  al  regno  dell’Anticristo,  alla  persecuzione  degli innocenti,  all’eliminazione  del  diritto,  alla  sopraffazione, all’insicurezza  personale  e  alla  megalomania  del nazionalsocialismo.” 

A novembre è impegnato nella difesa lungo la linea d’inverno e subito dopo la ritirata  si  appresta  alla  difesa  di  un  settore  chiave  della Linea  Gustav:  quello  che  i  tedeschi  avrebbero  dovuto  difendere con  le  unghie  ed  i  denti  per  tardare  il  più  possibile  l’avanzata Alleata, facendo così in modo che raggiungesse il più tardi possibile la Germania. La sua difesa fu da manuale e si studia ancora oggi. Prima  di  essere  promosso  al  fronte  di  Montecassino,  mentre ancora era al comando delle truppe in Sardegna e Corsica, quando si trovò al bivio tra salvare la propria vita e salvare la propria anima, scelse  senza  dubbio  la  seconda:  il  9  settembre  ’43  non  eseguì l’ordine di fucilare tutti gli ufficiali italiani fatti prigionieri e che fino al  giorno  prima  erano  suoi alleati;  l’ordine  del  Fuhrer  era tassativo  e  chiunque  non  lo  avesse  eseguito  sarebbe  stato  a  sua volta passato per le armi, si fosse chiamato pure Frido Rudolf von Senger.  Il generale imbarcò  tutti gli ufficiali italiani  sulla  prima  motonave  in  partenza  dalla Corsica  e  poi  telefonò  al  suo  superiore,  il  maresciallo  Kesselring, comandante delle truppe tedesche in Italia e gli disse di non avere ufficiali da fucilare. 

Kesselring gli evitò la corte marziale e Frido fu sempre in debito con lui.

Era un uomo di guerra che riusciva a mantenere la sua umanità; di grande cultura, attento  osservatore  della  natura  e  delle  bellezze del  creato;  caratteristiche  in  netto  contrasto  con  la  guerra,  che assume  in  lui  i  contorni  dell’arte,  terribile,  ma  che  svolgeva  in maniera  sapiente,  professionale,  umana  e  disumana  allo  stesso momento.

A Santa Maria al Monte, in provincia di Pisa, sulla facciata della chiesa di San Pietro in Vincoli una targa recita “A Frido von Senger, generale tedesco antinazista e benedettino, che salvò centinaia di soldati italiani e il tesoro di Montecassino. Nel 70° anniversario della sua presenza a Villa Pozzo.”

Scrisse Frido Von Senger, nelle sue memorie, ripensando alle battaglie sul passo di Mignano

“Il decorso dei combattimenti che portarono allo sfondamento della linea Berhardt e che costituirono il preludio alle battaglie di Cassino fu caratterizzato dal fatto che l’iniziativa era esclusivamente riservata all’avversario. In nessun punto in cui vennero attaccate da forze consistenti le divisioni tedesche riuscirono a tenere le cosiddette posizioni. Così vennero a mancare anche i successi che sarebbero stati necessari per rialzarne il morale” 

Frido Von Senger Und Etterlin, dal suo libro “senza paura senza speranza



foto: https://www.attimisospesi.com/frido-von-senger-und-etterlin/


Luogo della sepoltura di Frido Von Senger, nella foresta nera (foto Luigi Settimi)


Tomba di Frido Von Senger, nella foresta nera (foto Luigi Settimi)


Tomba di Frido Von Senger, nella foresta nera (foto Luigi Settimi)


Tomba di Frido Von Senger, nella foresta nera (foto Luigi Settimi)




6 Novembre 1943 - 79° anno, gli attacchi su monte rotondo e monte lungo

 

Il mese di novembre, vide l’intera Terza Divisione di Fanteria, incaricata di liberare le città lungo l’asse della Highway Six (la S.S. 6 Casilina) e successivamente raggiungere e conquistare le tre montagne che dominavano la valle a nord del villaggio di Mignano e che costituivano un ostacolo per le forze corazzate per proseguire la marcia su Roma.

Erano la collina di Monterotondo sulla destra della Highway Six; di Montelungo sulla sinistra e di Monte la Defenza (Monte Camino) sempre sulla sinistra. Le tre montagne, con la via Casilina nel mezzo, rappresentarono un ostacolo per quasi due mesi ed impegnarono migliaia di uomini. Alla fine si contarono oltre 120 medaglie tra le truppe americane e italiane cobelligeranti. 

Per l’attacco sarebbero stati utilizzati il 15° reggimento, obiettivo Monterotondo e Montelungo ed il 7° reggimento, obiettivo monte La Defenza, al confine con il settore e obiettivo d’attacco Inglese, Monte Camino.

Le pattuglie di esploratori segnalavano diversi campi minati, trappole e postazioni di mitragliatrici su tutte le montagne, difese da unità della 3a divisione Panzergrenadier e della divisione Hermann Göring, ancora efficienti, nonostante le pesanti perdite subite fino a quel momento.

ll generale Truscott, che aveva avuto il comando della 3ª divisione di fanteria dall'aprile del 1943,  aveva messo in riserva il 30°reggimento di Fanteria, tenendolo pronto per l’assalto decisivo in quella zona quando le difese Tedesche sarebbero state sul punto di crollare.

Ma la situazione tattica venutasi a trovare sul monte Camino, nel settore Inglese, dove la 56ª  divisione Inglese era bloccata e veniva decimata; portò il generale Inglese McCreery a chiedere a Clark una maggiore pressione per aiutare la 56ª  divisione.


Il generale Clark acconsentì chiedendo al generale Lucas un maggiore sforzo; quest’ultimo chiese al generale Truscott, comandante delle truppe dell’area definita come “Mignano Gap” (varco di Mignano), di impiegare anche il 30°reggimento di fanteria in una manovra avvolgente.

Truscott protestò, vedendo in questo lo spreco di un reggimento, ma obbedì agli ordini inviando il 30°reggimento. I soldati partirono subito a bordo dei camion verso Presenzano, nei pressi di Rocca Pipirozzi, da qui raggiunsero le zone presidiate dalla 45ª Divisione e avanzarono verso ovest lungo la “Cannavinelle Hill”, un sentiero di montagna scavato per l’occasione da un battaglione di Ranger, per prendere Monterotondo da Est, in una manovra di aggiramento delle postazioni nemiche.

Al reggimento, affaticato, bagnato per la pioggia che non terminava mai e infreddolito per le temperature basse del periodo, fu ordinato di conquistare e tenere la strategica posizione di Monterotondo che permetteva ai tedeschi di controllare la strada principale per Roma.

Alla pioggia si unì anche la neve, ed il 30° rgt di fanteria la mattina del 6 novembre attaccò compiendo pochi progressi. Al loro fianco, ad ovest, il 15° rgt di fanteria non era riuscito a conquistare la prima vetta di Montelungo, entrambi non avevano raggiunto i loro obiettivi e occorreva un nuovo attacco.

Il 6 novembre il 15th reggimento non aveva conquistato il suo obiettivo, le prime colline di Montelungo. 

Audie Murphy con la sua compagnia si era rifugiato in una grotta tra Montelungo e Monterotondo, in una posizione avanzata. Mentre il resto del 15th si organizzava per un nuovo attacco a Montelungo.











                                                                        Audie Murphy









sabato 5 novembre 2022

5 Novembre 1943 - 79° Anno. Il Tenente colonnello Jack Toffey

 

Il tenente colonnello Jack Toffey disse “la strada per Roma è lunga e per molti aspetti è come la strada per l’inferno, buone intenzioni incluse”. Toffey non comandava che uno dei cento battaglioni alleati sparsi fra il tirreno e l’adriatico, ma la sorte sua e dei suoi uomini era identica a quella di tutto l’esercito. Il tenente colonnello era il prototipo dei giovani comandanti che avevano combattuto in Marocco, in Tunisia e in Sicilia, così come la sua unità; il 2° battaglione del 7° reggimento di fanteria della 3° Divisione di Fanteria; era un esempio di tutte le unità che stavano cercando di snidare i tedeschi dalla linea d’Inverno. Toffey era contento di essere di nuovo sotto il comando di Truscott e orgoglioso di far parte della terza divisione, “la migliore in occidente” scriveva; e del 7° reggimento in cui avevano militato Marshall ed Eisenhower. “La vita è buona” scriveva alla moglie Helen a Columbus. Arrivato in Italia nelle ultime ore della battaglia di Salerno si era sentito “di nuovo un vero soldato”. George Biddle che per un mese lo seguì e ne raccolse le impressioni oltre che disegnare bozzetti e dipingere acquarelli, scrisse di lui “era un uomo instancabile, sembrava portasse sulle spalle l’intero battaglione, di mente acuta, sottile e di un umorismo virile, salace, tipico degli americani.” Era onnipresente: incitava i suoi uomini ad avanzare, dirigeva il fuoco dell’artiglieria, interrogava i prigionieri, portava via i morti e i feriti. Avanzarono dopo Salerno fino al fiume Volturno, lo superarono dopo aspri scontri, risalendo la statale 6 Casilina che i soldati chiamavano “la strada della vittoria”. Marciavano con fatica. I contadini piangevano i loro morti o frugavano fra le macerie della propria casa per recuperare una pentola di rame o una bambola di pezza. Si lasciarono alle spalle l’acciottolato di Liberi, di Roccamonfina e di Pietravairano, con gente vestita a lutto e i bambini piccoli con fogli di giornale al posto dei pannolini. Scoppiavano le mine, sparavano i fucili e troppo spesso Toffey si chinava su un giovane morente e sussurrava: “sta arrivando la barella. Tieni duro, ragazzo”. La sera istallavano il posto di comando del battaglione in qualche grotta annerita dal fumo o nel solaio di un cascinale, dormendo in terra o sulle foglie secche. Toffey dormiva con il telefono vicino all’orecchio, pronto a rispondere se per caso lo avessero chiamato col suo nome in codice “Paul Blue Six”. Nei suoi discorsi si domandava come sviluppare “l’istinto di uccidere; i nostri ragazzi non sono professionisti e bisogna condizionarli perché lo acquisiscano”. Non parlò mai alla moglie della possibile morte più volte sfiorata in battaglia, come su monte Costa, quando piovvero bombe intorno a lui, intento a fumare la pipa e scrivere una lettera proprio a lei. Con il suo battaglione impararono a evitare i crinali a coprire con il fango lo scintillio degli elmetti e delle gavette. Tendevano l’orecchio per percepire il miagolio dei gatti, uno dei segnali preferiti dai tedeschi. Toffey continuava a dare consigli ai suoi ragazzi “siate vigili e resterete vivi” a degli ufficiali appena arrivati disse “imparate a conoscere uno per uno tutti gli uomini del vostro plotone per nome e non soltanto per i loro pregi e difetti. Abbiamo un bisogno disperato di voi. Avrete dei subordinati meno bravi di quelli che avevate in patria. Scoprirete che la vostra compagnia ha perso il sergente maggiore e che il sergente più esperto del plotone è morto. Ma noi abbiamo bisogno di voi e abbiamo un lavoro da svolgere. Che nessun ufficiale vada a letto senza avere prima controllato la sicurezza di tutto il perimetro e che non si abbandoni né una bandoliera né una borraccia, neanche uno spillo. Vi auguro tutta la fortuna possibile. Siamo felici di avervi con noi. Ricordatevi che se potrò aiutarvi lo farò.” La sua compagnia superò la linea Barbara, ma trovò una forte resistenza sulla Winter Line. Fino a quel punto, il battaglione aveva perso più della metà degli effettivi. Il 5 novembre, guardando i suoi soldati marciare nell’altipiano, Truscott ebbe a scrivere:

Macilenti, sporchi, infangati, scarmigliati, la barba lunga, le divise sbrindellate, gli stivali logori

A Mignano, nella valle sotto il monte Cesima, rimase solo la pioggia a osservare i soldati che sollevavano con i guanti i cadaveri cerei di altri soldati, americani e tedeschi e li issavano sul rimorchio di un camion, i vivi alle prese con i morti, finchè il veicolo non fu pieno. Fu qui che annotò:

Vorrei che la gente a casa, anziché pensare ai propri ragazzi come campioni di football, li pensasse come minatori rimasti intrappolati sottoterra o che muoiono soffocati in un incendio alto dieci piani. Vorrei che li pensasse infreddoliti, bagnati, affamati, pieni di nostalgia e spaventati. Vorrei, quando pensa a loro, che sentisse un nodo alla gola

Mignano era liberata. Toffey fu ucciso 3 giugno del 1944 a Carchitti nei pressi di Palestrina, non vide mai Roma liberata, si fermò a poche decine di chilometri.

 



5 Novembre 1943 - 79° Anno, per onorare e ricordare - Rock of The Marne!

 


Primi di novembre del 1943, i reggimenti 30th - 15th - 7th della Terza Divisione di Fanteria US Army, superato Presenzano raggiunsero il Passo di Mignano. Tra di loro Audie Murphy, Maurice Lee Britt e Floyd Lindstrom, tre destinatari di Medal Of Honor, (medaglia d'oro) e John B. Armstrong, destinatario di una Silver Star, (medaglia d'argento), alla fine dei combattimenti, alla metà di dicembre, si contarono oltre 120 medaglie su questa valle. 

Il 5 novembre il 7th reggimento "Cottonbaler" superato Caspoli iniziò il suo attacco a Monte Camino, la montagna più alta delle tre, che erano l'obiettivo della Terza Divisione. Monte Rotondo, Monte Lungo e Monte Camino.

Per raggiungere la vetta occorrevano quasi 4 ore di salita sotto il costante tiro dei tedeschi dalle alture. Nei giorni successivi, per il trasporto dei feriti a valle, venne organizzata la più lunga fila di barellieri della Seconda Guerra Mondiale.


   Passo di Mignano, da sinistra a destra, Monterotondo, via Casilina, Montelungo, Monte La Defenza       sullo sfondo a destra (Monte Camino)



    Ufficiali del 30th reggimento prima dell'attacco a Monterotondo


   Vetta di Monte Camino, solo dalla vetta si comprende quali difficoltà hanno incontrato gli assalitori.



   Monte Camino, Land Of Medal, cartello informativo nel punto di massima avanzata del 7th                    reggimento.


    Soldati del 30th reggimento durante la manovra per raggiungere Monterotondo.

 







sabato 4 giugno 2022

Due Medal of Honor, il 3 giugno 1944, il giorno prima della liberazione di Roma


Ad un solo giorno dalla liberazione di Roma, il 15° reggimento di fanteria della Terza Divisione subì un contrattacco tedesco, preludio della successiva ritirata. Alcune compagnie rimasero intrappolate e due soldati scelsero di sacrificare la loro vita per salvare quella dei loro compagni, più giovani di loro. Per queste azioni vennero decorati con la Medal of Honor.

Non videro mai Roma, restarono lungo la strada che portava alla città Eterna.



Valmontone 3 giugno 1944



Pvt. HARVEY JOHNSON

TERZA DIVISIONE DI FANTERIA

15th RGT.

COMPANY H

MEDAL OF HONOR




Per valore e coraggio a rischio della vita al di sopra e al di là del proprio dovere. Pvt. Johnson ha deciso di sacrificare la sua vita affinché i suoi compagni potessero districarsi da un'imboscata. Sfidando il fuoco ammassato di circa 60 fucilieri, tre mitragliatrici e tre carri armati da posizioni distanti solo 25 iarde, si alzò in piedi e fece segno al suo capo pattuglia di ritirarsi. L'intera area era illuminata dai razzi nemici. Quindi, nonostante il fuoco di mitragliatrice da 20 mm, fucile mitragliatore e fucile diretto contro di lui, Pvt. Johnson avanzò oltre il nemico con una lenta andatura deliberata. Sparando dal fianco con il suo fucile automatico, riuscì a distrarre il nemico e permise ai suoi 12 compagni di fuggire. Avanzando a meno di cinque metri da una mitragliatrice, svuotando la sua arma, Pvt. Johnson ha ucciso i tedeschi della postazione. In piedi in piena vista del nemico, ha ricaricato ed ha attaccato i fucilieri a sinistra, sparando direttamente nelle loro posizioni. Ne uccise o ne ferì quattro. Una raffica di mitragliatrice lo ha colpito ed è caduto in ginocchio. Combattendo fino all'ultimo, si è tenuto stando in ginocchio ed ha inviato un'ultima raffica di fuoco contro un’altro tedesco. Fatto questo, crollò in avanti morto. Pvt. Johnson aveva volontariamente dato la vita affinché i suoi compagni potessero vivere. Questi atti da parte del Pvt. Johnson sono stati un'ispirazione per l'intero comando e sono in linea con le più alte tradizioni delle forze armate. 


 


HERBERT F CHRISTIAN

TERZA DIVISIONE DI FANTERIA

15th RGT

BATTLE PATROL, COMPANY E

MEDAL OF HONOR






Per valore e coraggio a rischio della vita al di sopra e al di là del proprio dovere. Il 2-3 giugno 1944, alle 01:00, Pvt. Christian decise di sacrificare la sua vita affinché i suoi compagni potessero districarsi da un'imboscata. Sfidando il fuoco ammassato di circa 60 fucilieri, tre mitragliatrici e tre carri armati da posizioni distanti solo 30 iarde, si alzò in piedi e fece segno alla pattuglia di ritirarsi. L'intera area era illuminata dai razzi nemici. Sebbene la sua gamba destra sia stata recisa sopra il ginocchio da colpi di cannone, Pvt. Christian avanzò sul ginocchio sinistro e sul moncone sanguinante della coscia destra, sparando con il suo fucile mitragliatore. Nonostante il dolore lancinante, Pvt. Christian ha continuato la sua missione auto-assegnata. Riuscì a distrarre il nemico e permise ai suoi 12 compagni di fuggire. Ha ucciso tre soldati nemici quasi in una volta. Lasciandosi dietro una scia di sangue, si fece strada in avanti di 20 iarde, si fermò in un punto entro 10 iarde dal nemico e, nonostante il fuoco intenso, uccise un uomo con una raffica di mitragliatore. Ricaricando la sua arma, sparò direttamente nella posizione nemica. Il nemico è apparso infuriato per il successo del suo stratagemma ed ha concentrato su di lui il fuoco di una mitragliatrice da 20 mm, una mitragliatrice e fucile, ma si rifiutò di cercare copertura. Mantenendo la sua posizione eretta, Pvt. Christian ha sparato con la sua arma fino all'ultimo. Proprio mentre svuotava il suo fucile mitragliatore, i proiettili nemici trovarono il segno e Pvt. Christian crollò in avanti morto. Il coraggio e lo spirito di sacrificio mostrato da questo soldato sono stati un'ispirazione per i suoi compagni e sono in linea con le più alte tradizioni delle forze armate.


 “…La Medal Of Honor eleva un singolo uomo dagli altri, lo sceglie e lo porta in alto. La sua azione in guerra si salda in maniera inscindibile con la sua vita privata, che ne aveva forgiato l’animo, il carattere.

In fondo erano qualità che aveva riconosciuto in tutti i soldati che aveva guidato in battaglia, ma la Medal Of Honor sembra dire “ho scelto lui”. Il soldato non sa ancora che la Medal Of Honor lo ha scelto, vive la sua vita militare, le sue paure, le sue azioni, come tutti i soldati. Ma è nel momento più critico, quando tutto sembra perso, quando la battaglia volge al peggio, quando ci sono in ballo le vite di tanti soldati o di civili, è in quel momento che la Medal of Honor grida nella coscienza dell’uomo che ha scelto “agisci!” e l’azione che ne segue si manifesta agli occhi di tutti con l’ammirazione che fa di quel soldato un eroe al quale riconoscere l’onorificenza più grande. Quando il nastro blu si posa sulle spalle del prescelto, la Medal of Honor termina la sua missione e torna a scegliere un altro eroe. …”

Brano tratto dalla bozza del libro in fase di scrittura:

Floyd Kenneth Lindstrom, a boy a soldier a Hero.

Di luigi settimi


A queste due storie è dedicato questo brano: 


Rock of the Marne..




 


giovedì 17 marzo 2022

Per gentile concessione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti foto febbraio marzo 2022

 


Annie Laura Bailey, una delle prime donne in Georgia a unirsi al Corpo ausiliario dell'esercito femminile nel 1943, parla con Army Spc. Dionna Smith, sinistra, e Army Spc. Ahmyra Hollis alla Bethel Missionary Baptist Church a Statesboro, Georgia, 27 febbraio 2022. Bailey è stata premiata nell'ambito del Women's History Month, che riconosce i contributi che le donne hanno dato alla nazione.  Rock of the Marne!




Un paracadutista con la 3a Brigade Combat Team, 82nd Airborne Division, presenta un soldato polacco a un fucile da tiratore scelto della squadra M110A1 durante un evento di addestramento a Zamość, Polonia, 28 febbraio 2022.





Soldati assegnati alla 16a brigata di supporto trasportano M1 Abrams dal cantiere Coleman a Mannheim, Germania, a Grafenwoehr, Germania, 28 febbraio 2022. I carri armati fanno parte della 405a brigata di supporto sul campo dell'esercito dell'esercito preposizionato Stock-2. L'esercito americano in Europa e in Africa sta disegnando l'APS-2 in preparazione per supportare la 1a squadra di combattimento della brigata corazzata, la 3a divisione di fanteria, schierandosi in Germania.




Una squadra di esercitazione dell'Air Force partecipa al concorso Invitational Drill Down della 37th Training Wing presso la Joint Base San Antonio, il 5 marzo 2022.



Un B-52H Stratofortress dell'Air Force sorvola le Alpi, 7 marzo 2022.



Il capitano dell'esercito Kevin Krupp riceve un premio dal colonnello polacco Sławomir Kojło durante l'esercitazione Saber Strike in Polonia, 26 febbraio 2022. L'esercitazione dura fino a marzo con circa 13.000 partecipanti provenienti da 13 paesi.


Navy Petty Officer 2a classe Shardae Hamilton si trova in formazione durante un'ispezione uniforme sul ponte di volo della portaerei USS Carl Vinson durante le operazioni nell'Oceano Pacifico, 11 febbraio 2022.



I soldati assegnati alla 1a Brigata di cavalleria aerea, che è in Europa per l'operazione Atlantic Resolve, assistono negli sforzi per spostare AH-64 Apache e UH-60 Black Hawk dalla Grecia alla Polonia per supportare la decisione degli Stati Uniti di aumentare la propria presenza e attività in Europa come parte del suo forte e incessante impegno nei confronti degli alleati e dei partner della NATO.



Navy Petty Officer 1st Class Jake Sampson, assegnato alla USS Makin Island, cavalca a bordo di un elicottero MH-60S Seahawk sull'Oceano Pacifico, 9 febbraio 2022.


Un soldato partecipa a Saber Strike presso l'area di addestramento militare Lest, Slovacchia, 8 marzo 2022. L'esercitazione, che include la partecipazione di 13 nazioni alleate e partner della NATO, è progettata per mostrare le capacità della NATO di operare in condizioni austere e dimostrare la forza collettiva.