martedì 22 gennaio 2019

75° Anniversario dello Sbarco di Anzio


Domani saremo al Cimitero Americano di Nettuno a rappresentare ed Onorare la Terza Divisione di Fanteria Americana.
Ed in questa notte che precede la giornata di domani ho ripensato a questi giorni di 75 anni e del loro significato nell'intera campagna d'Italia intrapresa dagli alleati.
Mi ha aiutato in questo il libro con le memorie di Frido Von Senger Und Etterlin dal titolo “senza paura, senza speranza”.
Cosa rimane di quella immane carneficina che fu la battaglia di Cassino e lo Sbarco di Anzio? 
Forse due errori tattici, come si comprende dalla lettura delle memorie del grande Generale Tedesco.
Forse.. ma è terribile solo a pensarlo e anche peggio a scriverlo. 
Ma se esco dal terreno del campo di battaglia ed osservo le carte, così come le osservò Frido nell'organizzare la difesa di Cassino e più in generale dell’intera campagna Italiana, mi rendo conto che se la scelta Tedesca fu quella di cedere ogni centimetro dell’Italia a caro prezzo, la scelta Americana dell’inseguimento “faccia a faccia” fu devastante in termini di vite umane e distruzioni lungo la strada.
Osserva Frido V.S. che una prima occasione per gli Americani fu quella della prima battaglia di Cassino. 
La scelta di passare a Nord di Cassino nel corridoio di Atina, con un’ avanzata composta da truppe di montagna, supportate con i  rifornimenti di armi e uomini e con i fianchi protetti; abbinata all’avanzata dei mezzi corazzati lungo la valle, avrebbe aggirato Cassino e rese vane tutte le difese poste dai Tedeschi.

Ma questo non avvenne e l’idea iniziale del Generale Francese Juin non venne presa in considerazione, tanto che le sue truppe vennero mandate al massacro sulle vette a nord di Cassino solo a protezione dell’attacco della 34a Red Bull a Monte Castellone, subito dietro l’abazia di Cassino.

Se la tattica di tenere impegnato l’avversario frontalmente con forze limitate e tentare l’aggiramento dello stesso fu una delle tattiche meglio riuscire dagli Alleati a livello di scontro locale, questo non avvenne a livello strategico.

Frido, nelle sue memorie osserva la conformazione dell’Italia, stretta e lunga, con migliaia di chilometri di coste; tutti luoghi ideali per sbarchi anfibi, ma osserva anche che la penisola aveva al suo fianco due aeroporti naturali che non furono utilizzati al meglio delle loro possibilità, erano la Sardegna e la Corsica (in realtà furono utilizzate ma per gli attacchi aerei nel nord Europa..) che avrebbero permesso di supportare uno sbarco in grande stile direttamente a Livorno tagliando in due la penisola e lasciando nella parte meridionale tutte le forze Tedesche schierate che non avevano supremazia aerea e navale a quel punto della guerra.

Quando gli Americani decisero di sbarcare alle spalle dei Tedeschi, ad Anzio, in una manovra a tenaglia, osserva Frido, questo fu una sorpresa, dato che le forze erano maggiormente impegnate sul fronte di Cassino e le restanti erano nel nord. 

I Tedeschi prevedevano uno sbarco ma non in quella zona e fecero confluire in tempo record la 14a armata del Generaloberst Eberhard von MACKENSEN per contrastare l’avanzata e ricacciare in mare gli Alleati ma anche per difendere il fianco della 10a armata del Generaloberst Heinrich Gottfried von VIETINGHOFF. 

Lo sbarco di Anzio, fu, secondo Von Senger, un’altra occasione persa per gli Alleati, che avrebbero dovuto chiudere la tenaglia a Val Montone ed intrappolare la sua 10a armata invece di proseguire per Roma inseguendo la 14a dopo la sconfitta dell’operazione Fischfang, il contrattacco tedesco.

Ma questo non avvenne e lo scontro tornò ad essere un faccia a faccia con la 14a e la 10a armata tedesca, che posero sul piano strategico un capolavoro di tattica.

Osserva ancora Frido, che nel combattimento classico: “io avanzo e attacco tu arretri e ti difendi”, per vanificare e rallentare l’avanzata dell’avversario sarebbe bastato creare di volta in volta delle linee di difesa con un minimo impegno di forze, questo avrebbe rallentato la maggiore mobilità e velocità degli alleati e permesso alle truppe in ritirata di riorganizzarsi in nuove linee di difesa e far affluire rinforzi.

Questa era una strategia che proveniva dai grandi scontri dei secoli precedenti e doveva solo essere modificata applicandola alle nuove tecnologie, alle armi dell’epoca e alla conformazione del terreno dello scontro.

I tedeschi della 10a armata scelsero di ritirarsi attraverso la parte montuosa ad est del Lazio, in questo modo avrebbero costretto le truppe corazzate alleate a muoversi in percorso tortuoso, fatto di piccole strade e grandi dislivelli.

Queste strade inoltre, non avevano la possibilità di essere aggirate e sarebbe bastato solo controllare di volta in volta tutte le vie perpendicolari al percorso usato in ritirata per impedire possibili aggiramenti. 
L’unico pericolo veniva dall’aria, ma in alcuni casi le strade, strette nelle gole delle montagne, impedirono attacchi radenti.

La 14a armata, protesse la 10a e la fece “sfilare” di fianco gli Alleati, quando capì che il loro attacco era mirato all’arrivo a Roma.

Sta di fatto che questo capolavoro di tattica portò ad una serie di linee di difesa, come quella del Trasimeno e quella dell’Arno che furono superate con grande sacrificio di mezzi e uomini fino allo scontro sulla linea Gotica che nel frattempo era stata allestita dal grosso delle truppe. 

Fu un altro immane massacro, come Cassino, come le battaglie successive allo sbarco di Anzio che si potevano forse evitare intrappolando la 10° armata e parte della 14a nella “sacca” di Valmontone.

Cosa ci resta quindi domani, quando varcheremo il cancello del cimitero Americano di Nettuno, quello Tedesco di Pomezia e quello Inglese di Anzio.

Il sacrificio ed il valore di tanti uomini impiegati nell’attacco e nella difesa. 
Il valore di coloro che pur non avendo grandi comandanti eseguirono sempre gli ordini ricevuti con il massimo dell’impegno e del rispetto cercando di avanzare sempre e rendere efficiente una macchina bellica impressionante.

Il valore di coloro che pur avendo comandanti di primo livello e consci che la guerra oramai era persa si batterono sempre con onore, senza paura e senza speranza.

A coloro che vinsero la Battaglia di Cassino, quella di Anzio e tutta la campagna d'Italia va il nostro riconoscimento per averci liberato dalla tirannia, dal Fascismo e dal Nazismo.

Ai vinti, va l’onore delle armi, come si conviene quando si comprende il valore avuto dal soldato, indipendentemente dall’essere il nemico.

Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army - Italia











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