giovedì 24 gennaio 2019

Maurice Lee Britt "Footsie" nel giorno in cui la sua guerra terminò



Un ragazzo Americano
La sua storia, la sua vita, il suo valore.


Nella storia degli uomini in guerra ci sono giorni in cui il coraggio, la forza e il valore si manifestano insieme nello stesso momento, chiedendo aiuto alla fortuna.

Sono giorni che restano fissi nella memoria di coloro che li hanno vissuti e dei compagni che gli erano accanto, diventando “giorni di gloria”.
Questi giorni riempiono pagine di libri, piene di ricordi di racconti di memorie e di testimonianze.   Questi giorni di gloria, attraverso i libri vengono tramandati alle generazioni successive, creando la storia di un popolo, l’unità di una nazione, il suo carattere e quello delle generazioni successive.
Maurice Lee Britt, all’alba del 9 e 10 Novembre del 1943, non sapeva che quelli che si apprestava a vivere erano i suoi giorni di gloria e che le generazioni successive li avrebbero ricordati per sempre.
Questa è la storia di un ragazzo americano, chiamato alle armi durante il Secondo Conflitto Mondiale e che partecipò alla guerra di liberazione in Italia.

L’Associazione della Terza Divisione di fanteria US Army – Italia, nel giorno in cui, 75 anni fa, fu ferito gravemente e la sua guerra finì, lo ricorda con affetto infinito.

Maurice Lee Britt “Footsie”
3rd Infantry Division
30th Infantry Regiment
3rd Battalion
Company L  

Maurice Lee Britt, con il soprannome di "Footsie", nacque il 29 giugno del 1919 a Carlisle, Arkansas.
La sua famiglia si trasferì nella vicina contea di Lonoke quando Maurice era ancora un ragazzo.
Ricevette il soprannome di "Footsie" da adolescente, dopo aver vinto un paio di scarpe in una fiera locale, quando si accorsero che aveva i piedi corrispondenti al nostro numero quarantasette, dimensioni giganti per l’epoca.
Si laureò con lode, nel 1937, nella Lonoke High School e successivamente entrò alla University of Arkansas a Fayetteville, dove ottenne una borsa di studio.
Seguì un “Bachelor of Arts” in giornalismo ( un corso di laurea di primo livello) e nel 1941,  dopo il diploma, entrò come riservista nell'Esercito con il grado di sottotenente di fanteria seguendo il “Reserve Officers Training Corps” (corso di addestramento per ufficiali della riserva).
Nello stesso periodo entrò come giocatore professionista nel campionato di football americano del 1941, nei Detroit Lions, distinguendosi subito per la sua velocità forza e agilità.
A Dicembre dello stesso anno, fu richiamato alle armi in servizio attivo, come sottotenente, ed iniziò l’addestramento a Camp Robinson, Arkansas; ma ricevette subito un rinvio per poter completare la stagione nei Detroit Lions.
A fine campionato, una volta arruolato, fu assegnato alla Terza Divisione di Fanteria, 30° Reggimento, 3° Battaglione,  compagnia L.
L'addestramento iniziale lo ebbe inizialmente a Fort Lewis, Washington; poi Fort Ord, in California, ed infine a Camp Pickett, in Virginia.
All’inizio della sua carriera militare fu schierato con la Terza Divisione nella difesa costiera, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, ma gli eventi bellici del 1942 lo chiamarono presto in azione sul teatro di guerra Africano e poi Italiano, con tutta la Terza Divisione.
Il 23 ottobre del 1942 il 30° reggimento di Fanteria e tutta la Terza Divisione furono imbarcati per il Nord Africa, diciassette giorni dopo, l'8 novembre, sbarcarono nel Nord Africa Francese insieme ad altre due divisioni dell'esercito americano, sotto il comando del maggiore generale George S. Patton Jr.
Britt era su quelle navi e sui mezzi da sbarco, era comandante di plotone nella compagnia L dello stesso reggimento; obiettivo, settore blù spiaggia di Fedala.
Sbarcato sulla spiaggia di Fedela, nei pressi di Casablanca nel Marocco Francese,  Il 30° reggimento di  Fanteria assicurò subito il fianco sinistro della Terza Divisione  e mise a tacere i cannoni di Fort Blondin che stavano sparando sulla forza navale situata al largo della costa marocchina. Il 7° reggimento part subito all’assalto di Casablanca, insieme con il 15° Reggimento dove si trovava un giovane soldato che diventerà famoso negli anni successivi, Audie Murphy, il soldato più decorato della storia degli Stati Uniti d’America.
In due giorni i tre reggimenti di fanteria della Terza Divisione conquistarono il completo controllo del settore di Fedala e di Casablanca.
Britt si distinse per l’attacco al castello, dalle cui mura l’artiglieria batteva l’intera spiaggia e le navi durante le operazioni di sbarco, stava nascendo lo spirito di un condottiero e di un eroe.
Nel gennaio del 1943, il 3 ° Battaglione, del 30° rgt. fanteria fu assegnato alla guardia personale di Sir Winston Churchill e del presidente Franklin D. Roosevelt, durante la Conferenza di Casablanca. Al termine della Campagna del Nord Africa, la Terza Divisione ebbe un periodo di addestramento a Biserta, in Tunisia, in preparazione dell’invasione della Sicilia.

Lo sbarco in Sicilia.

Il secondo per Britt lo vide di nuovo protagonista era il 10 luglio del 1943, quando sbarcarono nel punto definito “blue beach” nella zona di Licata, con il 3° e 7° Battaglione del 30°rgt di fanteria.
Britt, nei giorni successivi lo sbarco, si distinse effettuando una delle marce a piedi più lunghe della storia militare moderna; guidando i suoi uomini per 54 miglia (87 chilometri) in sole 33 ore, senza acqua ne cibo, attraversando di luglio la Sicilia interna, con temperature superiori ai quaranta gradi, partendo da Gela fino a Palermo.
La città fu liberata il 22 luglio e Britt partecipò per primo, con i suoi uomini, al combattimento per la liberazione della città ed in seguito continuò nella grande marcia arrivando fino a Messina.
Liberata la Sicilia le forze alleate si organizzarono per l’invasione della penisola Italiana con una serie di sbarchi divisi tra truppe Americane e Inglesi.
Le truppe americane, il 19 settembre del 1943, sbarcarono a Salerno; Britt era nel mezzo da sbarco.
Quello che ripeteva nei suoi pensieri e nelle sue preghiere era di avere un po' di fortuna per questo  terzo sbarco dall’inizio del servizio militare; stava vivendo in prima persona l’operazione  Avalanche.
Britt, nei combattimenti dei giorni successivi, prese il comando della Compagnia L quando il suo comandante  fu ferito ed evacuato sulle navi per essere curato.
Il 22 settembre era in testa al 30° Rgt. Fanteria all’assalto di Acerno, a dieci miglia da Salerno, vedendo una situazione critica per  la sua compagnia e per quelle vicine, decise di individuare e distruggere una postazione di mitragliatrici nemica che falciava da posizione sicura i soldati americani in avanzata.                                                                                                                                                          
Alla fine la trovò, posta in un boschetto di castagni ad ovest della città; prese una granata da fucile e strisciò in campo aperto, noncurante del rischio, per oltre 50 mt,  prima di raggiungere una posizione utile per il tiro e distruggere la postazione, cosa che fece con l’unico tiro possibile.
Con questa azione ricevette una “Silver Star Medal” la terza più alta decorazione al valore militare che possa essere conferita ad un soldato dalle forze armate statunitensi, per “atto d'eroismo in azione contro un nemico degli Stati Uniti d'America”.
Lo stesso giorno, qualche ora più tardi, un colpo di mortaio caduto vicino a lui gli colpì il braccio con un shrapnel (scheggia), “regalandogli” in questo modo la prima delle sue quattro “Purple Hearts” (una decorazione delle forze armate statunitensi assegnata in nome del Presidente a coloro che sono stati feriti o uccisi mentre servivano nelle forze armate a partire dal 5 aprile 1917, giornata che segnò l'ingresso degli USA nella prima guerra mondiale).
All'inizio di ottobre del 1943, tutta l'Italia meridionale era nelle mani degli Alleati, gli eserciti erano di fronte alla linea del Volturno.
Questa era la prima di una serie di linee difensive preparate dai tedeschi e che attraversavano l'Italia da est a ovest e da cui i tedeschi avevano scelto di combattere per ritardare l’avanzata alleata.
Questa strategia costringeva gli alleati ad avanzare e combattere in terreni impervi e conquistarli metro dopo metro; dando ai difensori il tempo per completare la preparazione di altre linee difensive, come la Winter Line (Linea Invernale) e la Gustav Line; una delle loro linee difensive più forti a sud di Roma, che impegnò gli alleati per quasi sei mesi.
Il 29 ottobre, dopo aver attraversato il Volturno, Britt fu in prima linea con i suoi ragazzi nella zona di Pietravairano durante l’attacco a monte San Nicola, il suo compito era di organizzare un fuoco di copertura per permettere ad una compagnia del 30°rgt di conquistare la vetta.
Nelle stesse azioni di quel giorno un soldato della terza divisione meritò la Medal of Honor, sarà oggetto di una prossima ricerca.
Durante quest’azione un soldato di Britt fu colpito da un cecchino e cadde su un terreno ripido in una zona impervia e rocciosa scoperta al tiro nemico; le sue urla fecero capire che non era stato ucciso ma solo ferito.
Britt non attese la sera e quindi il buio per inviare i soccorsi e prenderlo, ma si arrampicò lungo la collina, per un terreno scoperto e facile bersaglio per i cecchini, fino a raggiungere il soldato ferito, che fu preso in spalla e portato di nuovo a valle, verso le sue linee ed i primi soccorsi.
Per le azioni a Pietravairano del 29 ottobre, ricevette la “Bronze Star Medal” (medaglia della stella di bronzo) con la “V” in bronzo posta sul nastrino a indicare il “Valore” delle azioni condotte in quei giorni.
I giorni che seguirono videro parte della terza divisione incaricata di raggiungere e conquistare le tre montagne che dominavano l’Highway Six (la S.S. Casilina) a nord del villaggio di Mignano: la collina di Monterotondo sulla destra di Montelungo al centro e di Monte la Defenza sulla sinistra. Per l’attacco sarebbero stati utilizzati il 15° reggimento (obiettivo Monterotondo e Montelungo) ed il 7° reggimento (obiettivo monte Cesima, al confine con il settore e l’obiettivo d’attacco Inglese, Monte Camino).
Le pattuglie di esploratori segnalavano diversi campi minati, trappole e postazioni di mitragliatrici su tutte le montagne, difese da unità della 3a divisione Panzergrenadier e della divisione Hermann Göring, ancora efficienti, nonostante le pesanti perdite subite fino a quel momento.
Il generale Truscott, che aveva avuto il comando della 3ª divisione di fanteria dall'aprile del 1943 aveva messo in riserva il 30°rgt. Fanteria, tenendolo pronto per l’assalto decisivo in quella zona quando le difese Tedesche sarebbero state sul punto di crollare.
Ma la situazione tattica venutasi a trovare sul monte Camino, una montagna posta ad ovest, verso il mare, nel settore Inglese, molto alta e ripida, dove la 56a divisione Inglese era bloccata; portò il generale Inglese McCreery a chiedere a Clark una maggiore pressione per aiutare la 56a divisione.
Il generale Clark acconsentì chiedendo al generale Lucas un maggiore sforzo; quest’ultimo chiese al generale Truscott, comandante delle truppe dell’area definita come “Mignano Gap” (varco di Mignano), di impiegare anche il 30°rgt. fanteria in una manovra avvolgente.
Truscott protestò, vedendo in questo lo spreco di un reggimento, ma obbedì agli ordini inviando il 30°rgt. fanteria a bordo dei camion verso Presenzano, nei pressi di Rocca Pipirozzi, da qui il reggimento passò nelle zone presidiate dalla 45a Divisione e avanzò verso ovest lungo la Cannavinelle Hill, scavata da un battaglione di Ranger, per prendere Monterotondo da Est.
Al reggimento, affaticato, bagnato per la pioggia che non terminava mai e infreddolito per le temperature basse del periodo, fu ordinato di conquistare e tenere la strategica posizione di Monterotondo che permetteva ai tedeschi di controllare la strada principale per Roma.
Alla pioggia si unì anche la neve, ed il 30°rgt. fanteria la mattina del 6 novembre attaccò compiendo pochi progressi. Al loro fianco, ad ovest, il 15° rgt fanteria non era riuscito a conquistare la prima vetta di Montelungo, entrambi non avevano raggiunto i loro obiettivi e occorreva un nuovo attacco.
La conquista di Monterotondo avvenne l’8 Novembre, in una mattina nebbiosa, dopo due giorni passati sotto la neve senza equipaggiamento invernale e senza cibo, che fu consegnato solo poche ore prima del secondo attacco.
Per quest’azione furono sostenuti da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra loro, che fecero fuoco sulle due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la difesa del 3° Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia, risalendo la collina ripida e fangosa per raggiungere la vetta.
Per la conquista della vetta il 30° reggimento della Terza Divisione ebbe la Presidential Unit Citation, un nastrino blù rettangolare bordato da un cordoncino color oro, una delle più alte onorificenze militari delle forze armate statunitensi, conferita per "atti di straordinario eroismo contro il nemico".
Anche un battaglione del 15°rgt. fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo mentre un secondo si posizionò lungo l’Highway Six tra le colline di Montelungo e Monterotondo per garantire la chiusura di una curva difensiva. In questa zona la pattuglia di esploratori guidata dal soldato Audie Murphy a seguito di un combattimento con diversi morti e prigionieri Tedeschi, fu costretta a rifugiarsi in una grotta. (lo scontro fu ricordato da A.Murphy nelle sue memorie pubblicate nel libro all’Inferno e ritorno. La grotta è stata ritrovata nella primavera del 2018 ed è attualmente visitabile.)
Lo stesso giorno, l’8 novembre, con l’intenzione di riconquistare la collina, l’8 reggimento della 3a divisione panzer (panzergrenadier) lanciò diversi attacchi con il secondo battaglione (II/8°) contro alcune compagnie della terza divisione posizionate sulla sommità di Monterotondo.
La storico della 3a divisione ci ha descritto i loro attacchi  come “non coordinati tra di loro”, questo fatto fu strano per gli americani, abituati all’organizzazione tedesca nella difesa e nell’attacco.
La forza del battaglione tedesco alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli trenta uomini tanto da rendere necessario al comando tedesco di riunire il II°btg. (II/8°) al III° btg. (III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di nuovo una unità efficiente.
Von Senger, disperato per gli esiti degli scontri e deciso a riprendere Monterotondo, ordinò al 104° reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di riserva, di riconquistare la vetta di Monterotondo “a tutti i costi”.
Von Senger ordinò inoltre al gruppo di combattimento di Otto Von Corvin di prendere posizione nella zona di San Pietro Infine, la battaglia di San Pietro era all’orizzonte.
Durante la notte del 9 novembre il 104 ° reggimento Panzergrenadier superò l’8° Panzergrenadier alla base della collina di Monterotondo.
Questo battaglione teneva ancora  prigionieri gli americani catturati durante gli attacchi dell'8 novembre, dalle fonti storiche della divisione, sembra si trattasse di soldati di alcune postazioni di mitragliatrici rimasti tagliati fuori dal contrattacco tedesco.
Il 104°, avendo come ordine di riprendere Monterotondo a tutti i costi, decise che il fine giustificava i mezzi e prese in carico i prigionieri americani  informandoli che sarebbero stati posizionati di fronte al battaglione  durante l’attacco, utilizzandoli di fatto come scudi umani. Questo stratagemma fu messo in atto fin dalla sera, quando due compagnie del 104° avanzarono nella notte fino alle pendici orientali di Monterotondo portando con se i prigionieri che sarebbero stati utilizzati il giorno seguente nell’attacco principale.
Il giorno di Britt
E venne il giorno dell’onore, era il 10 novembre del 1943, Monterotondo, a quel punto dei combattimenti, era difeso da tre sottodimensionate compagnie del 3° Btg. 30° Rgt. della Terza Divisione Americana.
Una delle tre compagnie, la L, quella di Britt, era posizionata in basso e ridotta a soli 55 uomini, dei 200 di cui era composta a Salerno e doveva controllare e difendere una zona boscosa di circa 550 metri posta sul versante orientale della collina.
Il comandante del battaglione, il tenente colonnello Edgar C. Doleman, ricorda che il sistema difensivo era talmente esteso e presidiato da pochi uomini che era impossibile mantenere un contatto attraverso il bosco ed i pendii, questo era possibile solo con l’utilizzo di pattuglie, esposte al tiro degli assalitori, o con l’ascolto dei messaggi gridati tra le varie postazioni.
Il nemico iniziò ad avanzare verso le postazioni americane costringendo i prigionieri americani a correre di fronte a loro e riuscendo a trovare un varco tra le compagnie K e L che permetteva loro di attaccare al fianco la compagnia L, isolandola dal resto del battaglione.
Il caporale John Syc, ricordando quei giorni disse: “ non riuscivamo a vedere gli americani, ma li sentivamo gridare di non sparare”.
Quando i prigionieri americani erano ormai a 50 mt e continuavano a gridare “Don’t shoot!” (non sparate!) il comandante della compagnia L, il tenente Britt, gridò ai prigionieri “We’re going to shoot! Fall flat! You won’t be hurt” “stiamo per sparare, gettatevi piatti a terra, non vi farete male!”
Il breve ritardo nell’apertura del fuoco da parte degli americani, per capire la situazione ed avvisare i prigionieri usati come scudi umani, aveva permesso ai Panzergrenadier di cogliere  l'opportunità che cercavano:  avvicinarsi il più possibile alla compagnia L per ridurre le perdite ed infliggere maggiore danno al nemico.
Con le due parti molto vicine lo scontro sembrava dovesse terminare con un corpo a corpo, tanto che entrambe le fazioni misero la baionetta sui fucili.
I tedeschi impegnati nell’attacco erano più di cento e fu a quel punto che Britt, capendo che la sua compagnia sarebbe stata tagliata fuori dal resto del battaglione e poi annientata, uscì dalla sua buca e iniziò a correre da una postazione all’altra incoraggiando i suoi uomini a tenere duro e sparare per tenere costantemente sotto il tiro le postazioni tedesche, che nel frattempo, avendo capito tutto, avevano iniziato a prendere di mira Britt, non riuscendo a colpirlo data la sua velocità ed i continui cambi di traiettoria; specialità in cui Britt era famoso nei Detroit Lions.
Durante l’azione Britt fu trafitto al costato da un proiettile e ferito altre tre volte da schegge di mortaio, ma nonostante il dolore, il sangue che gli copriva il petto, il viso e le mani, riuscì a lanciare sul nemico trentadue granate a frammentazione, sparare con il suo fucile e tutte le armi che trovava in terra o nelle buche di soldati uccisi fino a consumare un impressionante numero di colpi.  Uccise cinque tedeschi e ne ferì molti altri, riuscendo a liberare una parte dei soldati americani prigionieri, facendo a sua volta quattro prigionieri tedeschi.
Fred E. Marshall ricorda che Britt correva da una parte all’altra sparando ad ogni rumore e ad ogni figura in movimento, sparendo nel bosco per poi riapparire una volta finite le munizioni, lo ricorda prendere una carabina M1 da un soldato gravemente ferito e continuare a fare fuoco con quella e lanciare granate nel bosco mentre correva cercando i tedeschi.
Una scena rimase impressa a Marshall, fu quando vide Britt, in mezzo al fuoco tedesco a pochi metri da loro, lanciare granate tutto intorno a lui senza essere colpito dalle stesse schegge; le bombe scoppiavano intorno a lui e lui correva e continuava a lanciarle.
Il sergente James G. Klanes ricorda di averlo visto partire e gettare 10/12 granate contro i tedeschi, che gli sparavano e lanciavano a loro volta granate e vederlo poi tornare riprendere altre granate e ripartire in velocità, per tutto il combattimento.
In una delle corse di rientro alle postazioni americane lo videro con il viso il petto e le mani coperte di sangue, per via di tre bombe a mano tedesche lanciate su di lui e che era riuscito a rilanciare indietro facendole scoppiare lontano da lui, ma rimanendo colpito dalle schegge.
Quando l’assalto iniziale stava per vacillare ed il restante della forza tedesca era ancora davanti alle loro posizioni, ma psicologicamente provata per la difesa che stava incontrando; Britt chiamò a raccolta i suoi uomini incitandoli a seguirlo nel bosco per attaccare e ripulire la minaccia.
Il Caporale Eric B. Gibson di Chicago, ed il soldato Schimer di New York lo seguirono; Britt infondeva coraggio, sembrava immortale.
Gibson ricorda che mentre Britt dava le indicazioni per l’azione la borraccia era trafitta da fori di proiettili, la camicia era ricoperta d’acqua, sudore e sangue, il suo porta binocolo era tutto trafitto da schegge e fori di proiettili.
A battaglia ultimata furono contati 14 morti tedeschi su quel lato della montagna, molti di loro uccisi da Britt.
Per tutta la mattina Britt ed i tedeschi nel bosco si scambiarono fuoco da una distanza di 15 metri, sembrava li cercasse tra i rovi per attaccare battaglia.
Alcuni dei superstiti di quello scontro dissero che Britt, quella mattina in quel bosco, era un esercito di un uomo solo.
Le sue azioni incisero in maniera fondamentale sulla ritirata tedesca; probabilmente, se avesse fallito, Monterotondo sarebbe stato riconquistato.
Quando nel pomeriggio arrivarono i rinforzi, Britt tornò ancora nel bosco per cercare e colpire il resto dei tedeschi. Gibson ricorda ancora che Britt annientò una postazione di mitragliatrici che stava per colpirlo, salvandogli la vita.
Quando i rinforzi arrivarono, dei cinquantacinque uomini iniziali di Monterotondo, oltre a Britt ne erano rimasti solo quattro; i tedeschi lasciarono sul campo sessantacinque tra morti e feriti.
Dopo il consolidamento delle posizioni, il comandante del battaglione, il Col. Doleman chiese una relazione a Britt e osservandolo sanguinare in quattro diversi punti gli comunicò di farsi vedere subito; ma Britt disse che non era nulla, il colonnello gli dovette ordinare di andare al punto di soccorso.
Arrivato al posto di medicamento Britt disse all’ufficiale medico, il capitano Roy Hanford, “prosegui con le cure degli altri feriti, ho solo un piccolo graffio, quando hai tempo lo guardi”.
Questo graffio, disse poi il capitano medico, era una ferita di 2 cm di larghezza profonda fino al muscolo, senza contare le schegge sul viso e sulle mani lasciate dalle granate tedesche.
Vedere il comportamento di Britt, disse il Capitano medico, era una fonte di forza e ispirazione sia per i feriti che per il personale medico, provato e stanco da quei giorni di combattimento.
Dopo il suo breve passaggio nell’infermeria si sentiva che tutti volevano dare di più a costo di sopportare il dolore.
Quando gli chiese se voleva andare in ospedale Britt rispose “ No, Doc, voglio risalire su quella collina ed aiutare i miei ragazzi”. La sua cura fu un po’ di polvere sulfamidica e un bel po’ di bende. Britt in quell’occasione non mostrò un pezzo di bomba a mano incastrato nel muscolo pettorale, lo fece diversi giorni dopo. Uscì dalla tenda e riprese a salire sulla collina di Monterotondo.

Il Tenente Britt, alla fine dei combattimenti, ricevette la nomina alla Medal of Honor,  la più alta decorazione militare assegnata dal Governo degli Stati Uniti.
Per Britt ci fu anche la promozione a Capitano sul campo di battaglia.

Anzio, 22 gennaio del 1944.

per Britt questo era il quarto sbarco dall’inizio del servizio militare, la Terza divisione era impegnata nell’Operazione Shingle. Il mezzo da sbarco ondeggiava lento, lo sbarco si annunciava più tranquillo del solito.
Britt, curate le ferite, il 23 Gennaio era in prima linea con la sua compagnia nelle Paludi Pontine, nei pressi di un incrocio stradale in zona Canale Mussolini. L’esperienza maturata nei mesi di combattimento gli fece capire che i tedeschi in quell’incrocio avevano piazzato delle mitragliatrici ben mimetizzate, ma non sapeva dove; era sicuro che avrebbero fatto fuoco quando tutti i suoi e quelli delle altre compagnie sarebbero stati allo scoperto.
Per questo motivo, per riuscire a snidarle, disse ai suoi di tenere gli occhi aperti e vedere da dove partiva il fuoco per indirizzare i colpi di mortaio e di artiglieria e iniziò a correre alla sua maniera esponendosi volutamente al tiro delle mitragliatrici tedesche. Anche qui la sua velocità, il suo coraggio ebbero la meglio.
Le mitragliatrici aprirono il fuoco dichiarando la loro posizione ed i mortai americani le ridussero al silenzio. L’azione di Britt aveva salvato la vita a tanti soldati americani che in segno di rispetto chiamarono e ricordarono quell’incrocio stradale come "Incrocio Britt".

24 gennaio 1944

Il giorno successivo, il 24 gennaio, il capitano Britt ed altri due ufficiali (Burleigh e Packwood), partirono in una missione di ricognizione che aveva lo scopo di osservare una dozzina di carri armati tedeschi in avvicinamento, erano i primi segni del contrattacco successivo allo sbarco.
Britt e gli altri ufficiali si posizionarono all’interno di un casale in pietra semidistrutto e lo usarono come posto di osservazione per dirigere il fuoco dell’artiglieria contro i carri in avanzata.
Un carro armato tedesco, avendo capito che all’interno del casale poteva trovarsi un posto di osservazione si avvicinò a circa 300 mt dall’edificio prima di sparare un proiettile perforante che colpendo la casa penetrò per parecchie pareti prima di esplodere nella sala dove era il capitano Britt. L'esplosione gli strappò il braccio fino al gomito, gli fratturò la gamba e tre dita dei piedi. Britt, mentre era seduto in mezzo alle macerie, raccolse il suo braccio mozzato con la mano sinistra e disse: "Ho sempre pensato che sarebbe andata a finire così!" quello era il braccio con il quale teneva il pallone da football.
Le sue azioni del 22 e 23 Gennaio, nella testa di ponte di Anzio, gli valsero il “Distinguished Service Cross”, la seconda più alta decorazione dell'esercito degli Stati Uniti, assegnata per ardimento ed estremo rischio della vita.
Nel febbraio del 1944, Britt fu evacuato per gli Stati Uniti per le cure mediche presso il Lawson General Hospital di Atlanta, la guerra per lui era finita.
Nel suo discorso, il giorno della consegna della Medal of Honor, il capitano Britt accettò la medaglia in nome di tutti i fanti che avevano combattuto e sono morti in Italia e nel Pacifico e per tutti coloro che stavano ancora combattendo.
Durante la convalescenza per le ferite e l’amputazione di parte del braccio, partecipò ad un tour di War Bond per la ricerca di fondi per finanziare lo sforzo bellico. Fu congedato con onore il 27 dicembre 1944 e tornò all’University of Arkansas per studiare e prendere la laurea in legge, mentre la guerra continuava.
Intorno a lui vide fanti come Audie Murphy, Leonard Funk ed altri pluridecorati continuare a raccogliere fondi e raccontare le loro gesta ma Britt non fu più ricordato dal pubblico.
Ebbe però successo nella vita come industriale e politico divenendo vice governatore del suo stato e consigliere nello staff di Nixon.
Maurice Britt fu il primo soldato americano ad ottenere tutte e quattro le decorazioni al valore dell'esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ha raggiunto i suoi fratelli in armi, della compagnia L, il 26 novembre 1995 nel John L. Mc Clellan Memorial Veterans Hospital di Little Rock.
Per cinquantadue anni aveva vissuto con il costante e quotidiano dolore per la perdita del braccio destro, del polmone destro, del busto sfregiato dalle schegge e trapassato da un proiettile e per un pezzo di scheggia conficcato nel piede sinistro. Nell’ottobre del 1995, quando la sua condizione diabetica lo consentì, gli fu rimosso il pezzo di metallo dal piede. Una vasta infezione seguita all’intervento e tre successive operazioni in una settimana per riuscire a fermarla, furono troppe per questo grande soldato,  che morì all'età di 76 anni per insufficienza cardiaca.
Durante la cerimonia la bara era aperta,  il suo cappotto militare pendeva dalla parte posteriore della sua sedia a dondolo preferita, posta accanto al feretro.
Il suo berretto militare e le sue medaglie erano state poste su di un tavolo accanto a lui.
Un sergente dell'esercito restò accanto alla bara durante le sei ore in cui Britt fu esposto. La cerimonia si svolse nella Chiesa Battista del Calvario di Little Rock, dove Britt era membro ed andava tutte le domeniche. La sepoltura avvenne presso il Little Rock National Cemetery.



Medagliere personale del Capitano Maurice Lee Britt “Footsie”
1 Medal Of Honor (Medaglia d'onore)
1 Distinguished Service Cross (croce al merito di servizio)
1 Silver Star (Stella d’Argento)
2 Bronze Star (Stella di Bronzo)
4 Purple Hearts (cuore di porpora)
1 Army Commendation Medal (medaglia per atti di valore)
1 Presidential Unit Citation (medaglia per
atti di straordinario eroismo contro il nemico)
1 Combat Infantryman Badge ( medaglia per tutti i fanti in combattimento dal 6 Gennaio 1941)
1 British Military Cross (croce di guerra Inglese)
1 Medaglia d’oro al valore militare (Onorificenza Italiana) 

Onori personali
Arkansas Sports Hall of Fame (1972)




Per onorare e ricordare Maurice Lee Britt “Footsie” che risuoni il silenzio in ognuno di noi e la consapevolezza che la nostra libertà, quando fu in pericolo, fu salvata da questi uomini venuti da lontano e da tanti altri che non riuscirono a compiere il primo sbarco, mettere il primo piede sulla terra da liberare.  Uomini di cui la storia non riporta le gesta, ma solo  il numero nella conta delle perdite.
Uomini e soldati che non ebbero mai minor valore e coraggio di coloro che oggi ricordiamo, solo meno fortuna.

Ass. Terza Divisione di Fanteria - Italia - Op16
Associazione LI Btg. Bersaglieri AUC “Montelungo 1943”
Best Western Hotel Rocca, Cassino
Museo Historicus di Caspoli
Linea Gotica Pistoiese Onlus



Fonte dati:
The Encyclopedia of Arkansas History & Culture
Association of the United States Army
ARMY Magazine, Association of the United States Army, May 2008, "My Favorite Lion, Maurice Britt", By Lt. Col. Jack Mason, p. 72


Ricerca e testi di Luigi Settimi























Lo scorso dicembre ho incontrato Chris Britt, nipote di Maurice.
Dopo le ricerche fatte, i contatti avuti con lui e la sua famiglia è stato un grande onore conoscerlo.




La missione di Maurice ha contribuito a liberare un popolo
ed ora figli e nipoti di quei popoli sono amici.




martedì 22 gennaio 2019

75° Anniversario dello Sbarco di Anzio


Domani saremo al Cimitero Americano di Nettuno a rappresentare ed Onorare la Terza Divisione di Fanteria Americana.
Ed in questa notte che precede la giornata di domani ho ripensato a questi giorni di 75 anni e del loro significato nell'intera campagna d'Italia intrapresa dagli alleati.
Mi ha aiutato in questo il libro con le memorie di Frido Von Senger Und Etterlin dal titolo “senza paura, senza speranza”.
Cosa rimane di quella immane carneficina che fu la battaglia di Cassino e lo Sbarco di Anzio? 
Forse due errori tattici, come si comprende dalla lettura delle memorie del grande Generale Tedesco.
Forse.. ma è terribile solo a pensarlo e anche peggio a scriverlo. 
Ma se esco dal terreno del campo di battaglia ed osservo le carte, così come le osservò Frido nell'organizzare la difesa di Cassino e più in generale dell’intera campagna Italiana, mi rendo conto che se la scelta Tedesca fu quella di cedere ogni centimetro dell’Italia a caro prezzo, la scelta Americana dell’inseguimento “faccia a faccia” fu devastante in termini di vite umane e distruzioni lungo la strada.
Osserva Frido V.S. che una prima occasione per gli Americani fu quella della prima battaglia di Cassino. 
La scelta di passare a Nord di Cassino nel corridoio di Atina, con un’ avanzata composta da truppe di montagna, supportate con i  rifornimenti di armi e uomini e con i fianchi protetti; abbinata all’avanzata dei mezzi corazzati lungo la valle, avrebbe aggirato Cassino e rese vane tutte le difese poste dai Tedeschi.

Ma questo non avvenne e l’idea iniziale del Generale Francese Juin non venne presa in considerazione, tanto che le sue truppe vennero mandate al massacro sulle vette a nord di Cassino solo a protezione dell’attacco della 34a Red Bull a Monte Castellone, subito dietro l’abazia di Cassino.

Se la tattica di tenere impegnato l’avversario frontalmente con forze limitate e tentare l’aggiramento dello stesso fu una delle tattiche meglio riuscire dagli Alleati a livello di scontro locale, questo non avvenne a livello strategico.

Frido, nelle sue memorie osserva la conformazione dell’Italia, stretta e lunga, con migliaia di chilometri di coste; tutti luoghi ideali per sbarchi anfibi, ma osserva anche che la penisola aveva al suo fianco due aeroporti naturali che non furono utilizzati al meglio delle loro possibilità, erano la Sardegna e la Corsica (in realtà furono utilizzate ma per gli attacchi aerei nel nord Europa..) che avrebbero permesso di supportare uno sbarco in grande stile direttamente a Livorno tagliando in due la penisola e lasciando nella parte meridionale tutte le forze Tedesche schierate che non avevano supremazia aerea e navale a quel punto della guerra.

Quando gli Americani decisero di sbarcare alle spalle dei Tedeschi, ad Anzio, in una manovra a tenaglia, osserva Frido, questo fu una sorpresa, dato che le forze erano maggiormente impegnate sul fronte di Cassino e le restanti erano nel nord. 

I Tedeschi prevedevano uno sbarco ma non in quella zona e fecero confluire in tempo record la 14a armata del Generaloberst Eberhard von MACKENSEN per contrastare l’avanzata e ricacciare in mare gli Alleati ma anche per difendere il fianco della 10a armata del Generaloberst Heinrich Gottfried von VIETINGHOFF. 

Lo sbarco di Anzio, fu, secondo Von Senger, un’altra occasione persa per gli Alleati, che avrebbero dovuto chiudere la tenaglia a Val Montone ed intrappolare la sua 10a armata invece di proseguire per Roma inseguendo la 14a dopo la sconfitta dell’operazione Fischfang, il contrattacco tedesco.

Ma questo non avvenne e lo scontro tornò ad essere un faccia a faccia con la 14a e la 10a armata tedesca, che posero sul piano strategico un capolavoro di tattica.

Osserva ancora Frido, che nel combattimento classico: “io avanzo e attacco tu arretri e ti difendi”, per vanificare e rallentare l’avanzata dell’avversario sarebbe bastato creare di volta in volta delle linee di difesa con un minimo impegno di forze, questo avrebbe rallentato la maggiore mobilità e velocità degli alleati e permesso alle truppe in ritirata di riorganizzarsi in nuove linee di difesa e far affluire rinforzi.

Questa era una strategia che proveniva dai grandi scontri dei secoli precedenti e doveva solo essere modificata applicandola alle nuove tecnologie, alle armi dell’epoca e alla conformazione del terreno dello scontro.

I tedeschi della 10a armata scelsero di ritirarsi attraverso la parte montuosa ad est del Lazio, in questo modo avrebbero costretto le truppe corazzate alleate a muoversi in percorso tortuoso, fatto di piccole strade e grandi dislivelli.

Queste strade inoltre, non avevano la possibilità di essere aggirate e sarebbe bastato solo controllare di volta in volta tutte le vie perpendicolari al percorso usato in ritirata per impedire possibili aggiramenti. 
L’unico pericolo veniva dall’aria, ma in alcuni casi le strade, strette nelle gole delle montagne, impedirono attacchi radenti.

La 14a armata, protesse la 10a e la fece “sfilare” di fianco gli Alleati, quando capì che il loro attacco era mirato all’arrivo a Roma.

Sta di fatto che questo capolavoro di tattica portò ad una serie di linee di difesa, come quella del Trasimeno e quella dell’Arno che furono superate con grande sacrificio di mezzi e uomini fino allo scontro sulla linea Gotica che nel frattempo era stata allestita dal grosso delle truppe. 

Fu un altro immane massacro, come Cassino, come le battaglie successive allo sbarco di Anzio che si potevano forse evitare intrappolando la 10° armata e parte della 14a nella “sacca” di Valmontone.

Cosa ci resta quindi domani, quando varcheremo il cancello del cimitero Americano di Nettuno, quello Tedesco di Pomezia e quello Inglese di Anzio.

Il sacrificio ed il valore di tanti uomini impiegati nell’attacco e nella difesa. 
Il valore di coloro che pur non avendo grandi comandanti eseguirono sempre gli ordini ricevuti con il massimo dell’impegno e del rispetto cercando di avanzare sempre e rendere efficiente una macchina bellica impressionante.

Il valore di coloro che pur avendo comandanti di primo livello e consci che la guerra oramai era persa si batterono sempre con onore, senza paura e senza speranza.

A coloro che vinsero la Battaglia di Cassino, quella di Anzio e tutta la campagna d'Italia va il nostro riconoscimento per averci liberato dalla tirannia, dal Fascismo e dal Nazismo.

Ai vinti, va l’onore delle armi, come si conviene quando si comprende il valore avuto dal soldato, indipendentemente dall’essere il nemico.

Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army - Italia











sabato 12 gennaio 2019

12 Gennaio 1944 - 2019


Oggi ricordiamo:

Martin Kenneth M.
Private
Service Number 33604024
15th Infantry Regiment 
3rd Infantry Division
Pennsylvania
Sicily-Rome American Cemetery

sul suo memoriale, un americano di nome Jill, nel 2007 scrisse:

"Non per fama o premio, non per il posto o per il rango, non attirato dall'ambizione o pungolato dalla necessità, ma nella semplice obbedienza al dovere mentre lo comprendevano, soffrivano tutti, sacrificavano tutti, osavano tutti e morivano. 
Possa tu riposare nella pace eterna."

non c'è traccia della sua data di nascita.




venerdì 11 gennaio 2019

Appunti di viaggio, i giorni del 75° Anniversario delle battaglie sulla Winter Line




In questo viaggio meraviglioso che è la vita di ognuno di noi ci sono dei giorni che restano vivi nella memoria più di altri. 
Sono i giorni in cui ti rendi conto che la tua vita ha preso la direzione che stavi cercando. 
Mai avrei pensato di incontrare un giorno Victor “Tory” Failmetzger e sua moglie ed il giorno dopo Chris Britt, nipote di Maurice Britt. 
Mai avrei pensato che la storia dei loro zii e nonni; soldati e ufficiali della Terza Divisione, con il loro sacrificio e la loro memoria, sarebbero stati il mezzo per unire in un amicizia profonda persone lontane migliaia di chilometri. 
Già mi era successo con gli amici fraterni del Cinquantunesimo Bersaglieri e stiamo percorrendo insieme la strada dell’onorare e ricordare da oltre dieci anni. 
Ed ora un nuovo inizio parallelo al primo.
Mentre viaggiavo in metro, la sera in cui ho conosciuto di persona Victor, mi tornava in mente l’immagine dello Zio sul Carro Armato degli American Knights, la sua immagine era tra me e Victor, era presente tra noi.
Era lui, nella fierezza del suo essere soldato, nella fierezza del compimento della sua missione, il nostro anello di unione.
Parlavamo di storia, delle gesta degli eroi della Terza Divisione, dei racconti di guerra tratti dalle loro memorie e loro erano di nuovo vivi, la loro memoria non era andata perduta, ma era viva negli occhi di Victor e nei miei.
Lo stesso accadde la sera dopo, quando camminando per via Veneto ho incontrato per la prima volta Chris Britt. 
Il suo primo regalo fu un cappello dei Broncos… e pensai subito al nonno, giocatore dei Detroit Lions; anche il football era presente in questa storia fantastica; segnali indelebili che le stelle stavano giocando con me nel cielo.
Chris Britt, nipote di uno degli ufficiali più decorati della storia dell’Esercito degli Stati Uniti d’America era con me, ed io, grazie all’invito del presidente Toby, che ho accettato subito, avevo creato la sezione Italiana dell’Associazione della Terza Divisione di Fanteria US Army ed in quei due giorni mi stavo accorgendo che la vita aveva preso una strada ben definita, dove i colori erano il blu ed il bianco a strisce diagonali.
Era un viale alberato pieno di croci bianche con sopra dei nomi che stavano solo aspettando di essere ricordati per quello che avevano fatto.
Erano foglie ingiallite dal tempo che andavano tolte con le mani dal marmo bianco delle lapidi per dare di nuovo vita al nome inciso sopra ed alla sua storia.
Erano soldati, a volte dimenticati anche nella loro patria, come ha scritto Chris in una sua splendida lettera dedicata a tutti noi.
Soldati che hanno compiuto cose incredibili nella campagna di liberazione dell’Italia ed in particolare nella Winter Line. 
Monterotondo, Montelungo, Monte Camino, non hanno forse avuto l’attenzione della storia come il D-Day o la battaglia di Bulge, ma furono battaglie di logoramento ai limiti della sopportazione umana.
Il giorno della prima riunione della sezione Italiana della Terza Divisione, mentre viaggiavamo in macchina, gli occhi di Chris scrutavano l’orizzonte per cercare Monterotondo, per lui era tutto un mondo nuovo, come lo era stato per il nonno, montagne nuove, pianure nuove.
La macchina correva lungo la strada della memoria, erano i ricordi, i racconti del nonno che prendevano forma e colore; erano case, montagne, alberi, colline, cielo, fiumi, era tutto, era emozione, vicinanza, odore, suoni, percezioni.
La nostra missione di onorare e ricordare stava portando il nipote nei luoghi dei ricordi del nonno ed io stavo vivendo quei momenti insieme a lui.
Arrivammo tutti all’hotel Best Western di Cassino, venivamo da Roma, da Firenze, da Pistoia, da l’Aquila, da Udine, da Milano, da Napoli, dalla Virginia e dal Colorado.
Tutti uniti da un solo simbolo, che ci salutava dando il benvenuto all’ingresso dell’Hotel.
La prima visita in programma fu nei luoghi della tragedia della 36a Divisione Texas sul fiume Gari-Rapido; dalla collina, la vista del fiume e del campo di battaglia hanno fatto capire subito il motivo per cui in due giorni caddero oltre 1000 soldati americani.
Ricordo il silenzio di Tory e Chris di fronte alla pianura spoglia di alberi, attraversata da un piccolo fiume impetuoso. 
I campi di battaglia, tra San Pietro Infine e Cassino, fanno questo effetto perchè restano in molti casi intatti e danno l’esatta percezione del sacrificio che si è compiuto 75 anni fa.
Dopo la pausa pranzo sentivamo l’emozione correre come il sangue nelle vene e fu vera emozione quando in una delle ultime curve Chris vide la collina di Monterotondo per la prima volta.
Il seguito fu un grande momento per Lui e per tutti noi. 
Fino a quando arrivammo nel punto esatto dove il nonno compì le sue gesta eroiche, li dove le buche del 30° reggimento sono ancora visibili nel bosco, come se il tempo si fosse fermato. 
Abbiamo visto Chris sedersi dentro una buca e restare in silenzio guardandosi intorno, come per cercare lo spirito del nonno, che ancora corre tra quegli alberi ammirato dai suoi soldati.
Una volta lessi che si apprezza di più la vita quando si ha la coscienza di cosa è stato fatto dagli uomini per poterla rendere libera da ogni schiavitù.
Guardando Chris uscire dal bosco, nel suo sorriso, ho avuto quella percezione, credo respirasse meglio l’aria fresca della sera e sentisse ancora di più il nonno vicino a lui.
La tappa successiva, sempre a Monterotondo, fu la grotta di Audie Murphy, oggi la zona è stata pulita, c’è un cartello stradale che indica la località, un pannello informativo ed un palo per issare la bandiera americana durante le celebrazioni. 
Monterotondo, una piccola collina dimenticata, che conservava dentro i suoi boschi la guerra di Britt, e la guerra di Murphy, due colossi della storia americana della seconda guerra mondiale.
Rientrando verso le macchine, nel silenzio che mi prende quando lascio queste zone, ero contento, perché oggi posso scrivere a tutti voi, lettori di questa rivista e soci di tutto il mondo dell’Associazione della Terza Divisione di Fanteria. 
La missione è stata compiuta grazie al lavoro di tutte le persone dell’Associazione ed in particolare del Museo Historicus, nostra base operativa in zona,  ed in particolare di Maria Cristina Verdone che è riuscita ad ottenere l’autorizzazione del proprietario di Monterotondo alla gestione della zona e che negli scorsi mesi ha corso in lungo ed in largo per tutta la zona per creare l’evento che tutti noi aspettavamo.

Oggi, grazie a Lei e tutti i soci della Terza Divisione di Fanteria outpost 16, possiamo dire che la zona può essere visitata ogni giorno dell’anno, con comode indicazioni e cartelli informativi.
Ma la giornata del 7 dicembre, sembrava non finire mai, e dopo Britt e Murphy venne il momento di onorare Floyd K Lindstrom, la Medal Of Honor alla quale abbiamo dedicato la sezione Italiana della Terza divisione di Fanteria.
I luoghi dove lui ha ottenuto al più alta onorificenza sono stati individuati da poco e sono stati di grande suggestione per tutti i partecipanti. 
Nella zona tutto è rimasto come allora, anche una tanica di benzina, arrugginita dal tempo, era presente lungo la strada. Le rovine della casa dove fu posizionato il pronto soccorso, la chiesa dove venivano deposti i cadaveri, oggi hanno di fronte a loro la bandiera americana che sventola e ricorda che li, un giorno, passarono i Cottonbalers con il loro motto “Volere e potere”.

Impressionante la vista della montagna dal punto dove i ragazzi del 7° reggimento iniziarono a salire per conquistare Montecamino. 
Saliremo su quella vetta il prossimo giugno con Chris e Tory e forse anche Toby… per raggiungere il punto esatto dove Lindstrom diede prova del suo coraggio.

Ma le sorprese non erano finite ed erano concentrate nel museo Historicus di Caspoli, che conserva numerosi reperti e oggetti appartenuti ai soldati della Terza Divisione di fanteria. 

All’interno del museo ora è presente una parete dedicata alla Terza Divisione di Fanteria e la sorpresa per Chris fu di trovare le foto originali del nonno incorniciate sulla parete e questo è stato per lui il gran finale di una giornata per lui indimenticabile.

Per tutto il giorno ed i giorni a seguire, Victor è stato non solo colui che traduceva in Inglese per Chris, ma il nostro storico, che ha raccontato particolari delle sue ricerche fatte negli anni sulle battaglie lungo la Winter Line.
La sera, durante la cena interminabile, tipica Italiana, abbiamo conferito a Chris e Victor, il titolo di soci onorari del nostro avamposto.
I due giorni seguenti sono stati dedicati alla visita dei luoghi delle battaglie della Winter Line e di Cassino, con la partecipazione alle cerimonie ufficiali del 75° anniversario della battaglia di Montelungo da parte dei reparti italiani cobelligeranti con gli Alleati, con la presenza del Capo dello Stato, del ministro della difesa e delle più alte cariche militari.
Tre giorni indimenticabili nella memoria di tutti, tre giorni che sono stati solo un inizio, perché sappiamo che Victor tonerà a giugno ed anche Chris.
Noi siamo già al lavoro per il 75° anniversario dello sbarco di Anzio e per il 75° anniversario della liberazione di Roma.
Un saluto a tutti

Luigi Settimi - Outpost #16 Italy.

In this wonderful journey that is the life of each of us there are days that remain alive in the mind more than others. These are the days when you realize that your life has taken the direction you were looking for. I would never have thought of meeting Victor "Tory" Failmetzger and his wife one day and Chris Britt, Maurice Britt's nephew, the next day. Never would have thought that the story of their uncles and grandparents; soldiers and officers of the Third Division, with their sacrifice and their memory, would have been the means to unite in a profound friendship thousands of miles away. It had already happened to me with the fraternal friends of the Fifty-first Bersaglieri and we are going along the road of honoring and remembering for over ten years. And now a new beginning parallel to the first one.
While traveling by metro, the night I met Victor in person, I remembered the image of the Uncle on the American Knights Tank, his image was between me and Victor, he was present among us.
It was he, in the pride of his being a soldier, in the pride of the fulfillment of his mission, our union ring.
We talked about history, about the deeds of the heroes of the Third Division, about the stories of war taken from their memories and they were alive again, their memory was not lost, but it was alive in Victor's eyes and mine.
The same happened the night after, when I walked across Via Veneto and met Chris Britt for the first time. His first gift was a Broncos hat ... and I immediately thought of his grandfather, a Detroit Lions player; football was also present in this fantastic story; indelible signs that the stars were playing with me in the sky.
Chris Britt, nephew of one of the most decorated officers in the history of the United States Army was with me, and I, thanks to the invitation of President Toby, whom I accepted immediately, had created the Italian section of the Association of the Third US Army Infantry Division and in those two days I was realizing that life had taken a well-defined path, where the colors were blue and white with diagonal stripes.
It was a tree-lined avenue full of white crosses with names that were just waiting to be remembered for what they had done.
They were leaves yellowed by time that were removed with the hands from the white marble of the headstones to give new life to the name engraved above and its history.
They were soldiers, sometimes forgotten even in their homeland, as Chris wrote in his splendid letter dedicated to all of us.
Soldiers who have done incredible things in the liberation campaign of Italy and in particular in the Winter Line. Monterotondo, Montelungo, Monte Camino, perhaps did not have the attention of history as the D-Day or the battle of Bulge, but they were battles of attrition to the limits of human endurance.
The day of the first meeting of the Italian section of the Third Division, while we were traveling by car, Chris's eyes searched the horizon to find Monterotondo, for him it was a whole new world, as it had been for his grandfather, new mountains, new plains .
The car ran along the road of memory, it was the memories, the stories of the grandfather who took shape and color; they were houses, mountains, trees, hills, sky, rivers, it was all, it was emotion, closeness, smell, sounds, perceptions.
Our mission to honor and remember was taking the nephew to the grandfather's memories and I was living those moments with him.
We all arrived at the Best Western Hotel in Cassino, we came from Rome, Florence, Pistoia, Aquila, Udine, Milan, Naples, Virginia and Colorado.
All united by a single symbol, which greeted us by welcoming the entrance to the Hotel.
The first scheduled visit was in the tragedy sites of the 36th Texas Division on the Gari-Rapido river; From the hill, the view of the river and the battlefield immediately made it clear why over 1,000 American soldiers fell in two days.
I remember the silence of Tory and Chris in front of the bare plain of trees, crossed by a small impetuous river. The battlefields, between San Pietro Infine and Cassino, make this effect because they remain intact in many cases and give the exact perception of the sacrifice that took place 75 years ago.
After the lunch break we felt the emotion running like blood in the veins and it was true emotion when in one of the last curves Chris saw the hill of Monterotondo for the first time.
The following was a great moment for him and for all of us. Until we arrived at the exact point where the grandfather performed his heroic deeds, where the holes of the 30th regiment are still visible in the woods, as if time had stopped. We saw Chris sit in a hole and remain silent looking around, as if to look for the spirit of his grandfather, who still runs among those trees admired by his soldiers.

Once I read that one appreciates more life when one is conscious of what has been done by men in order to make it free from all slavery.
Watching Chris out of the woods, in his smile, I had that perception, I think he breathed better the fresh air of the evening and felt even more the grandfather near him.
The next stop, also in Monterotondo, was the cave of Audie Murphy, today the area has been cleaned, there is a road sign indicating the location, an information panel and a pole to hoist the American flag during the celebrations. Monterotondo, a small forgotten hill, which kept in its woods the war of Britt, and the war of Murphy, two giants of American history of the second world war.
Returning to the cars, in the silence that takes me when I leave these areas, I was happy, because today I can write to all of you, readers of this magazine and members of the whole Third World Association of Infantry, that the mission was accomplished thanks to the work of all the people of the Association and in particular of the Historicus Museum which is located in the area, our operative base in the area, and in particular of Maria Cristina Verdone who managed to obtain the authorization of the owner of Monterotondo to the management of the area and that in recent months has run far and wide throughout the area to create the event that we all expected.
Today, thanks to you and all the members of the Third Infantry Division outpost 16, we can say that the area can be visited every day of the year, with convenient information and information boards.
But the day of December 7, seemed to never end, and after Britt and Murphy it was time to honor Floyd K Lindstrom, the Medal Of Honor to which we dedicated the Italian section of the Third Infantry Division.
The places where he has obtained the highest honor have been identified recently and have been very suggestive for all participants. In the area everything remained as it was then, even a tank of petrol, rusted by time, was present along the way. The ruins of the house where the emergency room was located, the church where the corpses were laid, today have in front of them the American flag that flies and remembers that one day they passed the Cottonbalers with their motto "Volere e potere" .
Impressive view of the mountain from the point where the boys of the 7th regiment began to climb to conquer Montecamino. We'll climb the summit next June with Chris and Tory and maybe even Toby ... to get to the exact spot where Lindstrom showed his courage.
But the surprises were not finished and were concentrated in the Historicus museum of Caspoli, which preserves numerous artifacts and objects belonging to the soldiers of the Third Infantry Division. Inside the museum there is now a wall dedicated to the Third Infantry Division and the surprise for Chris was to find the original photos of his grandfather framed on the wall and this was for him the grand finale of an unforgettable day for him.
Throughout the day and the days to follow, Victor was not only the one who translated into English for Chris, but our historian, who told details of his research done over the years on the battles along the Winter Line.
In the evening, during the interminable, typical Italian dinner, we gave Chris and Victor the title of honorary members of our outpost.
The following two days were dedicated to visiting the sites of the battles of the Winter Line and Cassino, with participation in the official ceremonies of the 75th anniversary of the Battle of Montelungo by the Italian departments with the Allies, with the presence of the Head of the State, the Minister of Defense and the highest military positions.
Three unforgettable days in the memory of all, three days that were just a beginning, because we know that Victor will ton in June and also Chris.
We are already at work for the 75th anniversary of the landing of Anzio and for the 75th anniversary of the liberation of Rome.
Greetings to all readers 

Luigi Settimi - Outpost # 16 Italy.