venerdì 26 maggio 2023


Il Passo di Mignano "the Mignano Gap"


Si è conclusa ieri, 25 maggio 2023, la giornata insieme al personale del AFC South Battalion… Una giornata sui cambi di battaglia del Mignano Gap voluta dal T.Col Ebrima M’Bai in collaborazione con l’avamposto 16 dell’Associazione della Terza Divisione di Fanteria, il Museo Historicus di Caspoli, l’associazione del LI° Btg. Bersaglieri “Montelungo 1943” il Best Western Hotel Rocca di Cassino ed il Sacrario Militare di Montelungo. 

La giornata aveva avuto un suo prologo il giorno 23 con la riunione di tutto lo staff ed il collegamento video con il nipote della Medal of Honor Maurice Lee Britt ed uno dei più grandi scrittori viventi di storia ed in particolare della Seconda Guerra Mondiale; il giornalista e scrittore, Alex Kershaw. 

L’inizio delle visite del 25 è stato preceduto da un briefing operativo nel quale sono state spiegate tutte le fasi delle battaglie del novembre e dicembre del 1943. 

Prima tappa del tour è stato il museo del sacrario di Mignano Montelungo, con la conoscenza live della “no mans land” dove i due eserciti si sono schierati alla fine dei combattimenti del novembre del 1943 e che ora ospita dei carri armati e cannoni in esposizione. 

La visita del prezioso museo del Sacrario ha fatto conoscere al personale del Battaglione la partecipazione italiana alla guerra di liberazione che proprio sul passo di Mignano, a Montelungo, ha avuto il suo battesimo del fuoco. 

Paolo Farinosi, presidente dell’ Associazione del LI° Btg. Bersaglieri AUC “Montelungo 1943” sezione ANCFARGL e socio dell’avamposto 16 della 3ID, ha spiegato agli ospiti quanto accadde dal settembre del ’43 fino alla fine del conflitto in Italia. 

Terminata la visita il punto di osservazione delle battaglie del passo di Mignano è stata la prima collina di Montelungo e dalle posizioni difensive tedesche e dalla visione del territorio si è potuto capire quali difficoltà  ebbero gli assalitori della Winter Line e come era organizzata la resistenza accanita che opposero i reparti tedeschi. 

La visita è proseguita verso la grotta di Audie Murphy, il soldato che fa parte della storia degli Stati Uniti d’America. Ascoltare il racconto di quanto accadde in quelle ore di conflitto, in quella grotta, ha reso l’atmosfera carica di emozione mentre in alto sventolava la bandiera americana. 

Il pranzo, servito presso le sale dell’hotel Rocca di Cassino, ha permesso a tutti di fare la conoscenza e di porre le basi per altre escursioni a tema. 

Il ritorno sul passo di Mignano, ha portato gli ospiti alla visita del Museo Historicus di Caspoli, con le nuove sale appena restaurate.

Appuntamento al prossimo anno. 
























































domenica 5 marzo 2023

Due nuovi Soci a Vita


L'Associazione della Terza Divisione di Fanteria US Army
sezione Italiana avamposto nr. 16

Premia
Maria Cristina Verdone ed Angelo Andreoli
del titolo di Soci a Vita.

Per il costante lavoro di conservazione della memoria del passaggio della Terza Divisione di Fanteria Americana nella zona di Mignano Montelungo e Caspoli, liberate dai soldati americani del 15° e 7° Reggimento di Fanteria.


Congratulazioni






 


martedì 28 febbraio 2023



Se qualcuno riconosce e apprezza il lavoro che facciamo sul territorio, ne siamo felici. Ma se questi apprezzamenti arrivano dal Senato degli Stati Uniti d'America, ne siamo orgogliosi.
Per onorare e ricordare
Terza Divisione di Fanteria US Army
Rock of the Marne!

thank you senators!



If someone recognizes and appreciates the work we do on the ground, we are happy about it. 
But if these appreciations come from the U.S. Senate, we are proud.
To honor and remember
Third Infantry Division US Army
Rock of the Marne!



thank you senators!









 


 

In collaborazione con:




giovedì 10 novembre 2022

10 Novembre 1943, 79° Anno, il giorno delle medaglie per Maurice Lee Britt e John B. Armostrong

E venne il giorno del valore, era il 10 novembre del 1943, Monterotondo a quel punto dei combattimenti, era difeso da tre sottodimensionate compagnie del 3° Btg. del 30° Rgt. della Terza Divisione Americana.

Una delle tre compagnie, la “L”, quella di Maurice Lee Britt, era posizionata in basso e ridotta a soli 55 uomini, dei 200 di cui era composta durante l’operazione Avalanche, e doveva controllare e difendere una zona boscosa di circa 550 metri posta sul versante orientale della collina.

Il comandante del battaglione, il tenente colonnello Edgar C. Doleman, ricorda che il sistema difensivo era talmente esteso e presidiato da pochi uomini che era impossibile mantenere un contatto attraverso il bosco ed i pendii, questo era possibile solo con l’utilizzo di pattuglie, esposte al tiro degli assalitori o con l’ascolto dei messaggi gridati tra le varie postazioni, comunicazioni impossibili nelle fasi della battaglia perché coperte dai rumori degli scoppi e degli spari.

Il nemico iniziò ad avanzare verso le postazioni americane costringendo i prigionieri americani a correre di fronte a loro e riuscendo a trovare un varco tra le compagnie K e L che permetteva loro di attaccare al fianco la compagnia L, isolandola dal resto del battaglione.

Il caporale John Syc, ricordando quei giorni disse: “non riuscivamo a vedere i prigionieri americani, ma li sentivamo gridare di non sparare”.

Quando i prigionieri erano ormai a 50 mt e continuavano a gridare “Don’t shoot!” (non sparate!) il comandante della compagnia L, il tenente Britt, gridò ai prigionieri “We’re going to shoot! Fall flat! You won’t be hurt” “stiamo per sparare, gettatevi piatti a terra, non vi farete male!”

Il breve ritardo nell’apertura del fuoco da parte degli americani, per capire la situazione ed avvisare i prigionieri usati come scudi umani, aveva permesso ai Panzergrenadier di cogliere  l'opportunità che cercavano:  avvicinarsi il più possibile alla compagnia L per ridurre le perdite ed infliggere maggiore danno al nemico.

Con le due parti molto vicine lo scontro sembrava dovesse terminare con un corpo a corpo, tanto che entrambe le fazioni misero la baionetta sui fucili.

I tedeschi impegnati nell’attacco erano più di cento e fu a quel punto che Britt, capendo che la sua compagnia sarebbe stata tagliata fuori dal resto del battaglione e poi annientata, uscì dalla sua buca e iniziò a correre da una postazione all’altra incoraggiando i suoi uomini a tenere duro e sparare per tenere costantemente sotto il tiro le postazioni tedesche, che nel frattempo, avendo capito tutto, avevano iniziato a prendere di mira solo lui, Britt, non riuscendo a colpirlo data la sua velocità ed i continui cambi di traiettoria; specialità in cui Britt era famoso nei Detroit Lions.

Durante l’azione fu trafitto al costato da un proiettile e ferito altre tre volte da schegge di mortaio, ma nonostante il dolore, il sangue che gli copriva il petto, il viso e le mani, riuscì a lanciare sul nemico trentadue granate a frammentazione, sparare con il suo fucile e tutte le armi che trovava in terra o nelle buche di soldati uccisi, fino a consumare un impressionante numero di colpi.  Uccise cinque tedeschi e ne ferì molti altri, riuscendo a liberare una parte dei soldati americani prigionieri, facendo a sua volta quattro prigionieri tedeschi.

Fred E. Marshall ricorda che Britt correva da una parte all’altra sparando ad ogni rumore e ad ogni figura in movimento, sparendo nel bosco per poi riapparire una volta finite le munizioni, lo ricorda prendere una carabina M1 da un soldato gravemente ferito e continuare a fare fuoco con quella e lanciare granate nel bosco mentre correva cercando i tedeschi.

Una scena rimase impressa a Marshall, fu quando vide Britt in mezzo al fuoco tedesco a pochi metri da loro, lanciare granate tutto intorno a lui senza essere colpito dalle stesse schegge; le bombe scoppiavano intorno a lui e lui correva e continuava a lanciarle.

Il sergente James G. Klanes ricorda di averlo visto partire e gettare 10/12 granate contro i tedeschi, che gli sparavano e lanciavano a loro volta granate e vederlo poi tornare per riprendere altre granate e ripartire in velocità, per tutto il combattimento.

In una delle corse di rientro alle postazioni americane lo videro con il viso il petto e le mani coperte di sangue, per via di tre bombe a mano tedesche lanciate su di lui e che era riuscito a rilanciare indietro facendole scoppiare lontano, ma rimanendo colpito dalle schegge.

Quando l’assalto iniziale stava per vacillare ed il restante della forza tedesca era ancora davanti alle loro posizioni, ma psicologicamente provata per la difesa che stava incontrando; Britt chiamò a raccolta i suoi uomini incitandoli a seguirlo nel bosco per attaccare e ripulire la minaccia.

Il Caporale Eric B. Gibson di Chicago, (che quel giorno non sapeva che il  28 gennaio del 1944, presso Isola Bella a nord di Anzio avrebbe ottenuto la Medal of Honor per il suo coraggio)  ed il soldato Schimer di New York lo seguirono; Britt infondeva coraggio, sembrava immortale.

Gibson ricorda che mentre Britt dava le indicazioni per l’azione la borraccia era trafitta da fori di proiettili, la camicia era ricoperta d’acqua, sudore e sangue, il suo porta binocolo era tutto trafitto da schegge e fori di proiettili.

A battaglia ultimata furono contati 14 morti tedeschi su quel lato della montagna, molti di loro uccisi da Britt.

Per tutta la mattina lui ed i tedeschi nel bosco si scambiarono fuoco da una distanza di 15 metri, sembrava li cercasse tra i rovi per attaccare battaglia.

Alcuni dei superstiti di quello scontro dissero che Britt, quella mattina in quel bosco, era un esercito di un uomo solo.

Le sue azioni incisero in maniera fondamentale sulla ritirata tedesca; probabilmente, se avesse fallito, Monterotondo sarebbe stato riconquistato.

Quando nel pomeriggio arrivarono i rinforzi, Britt tornò ancora nel bosco per cercare e colpire il resto dei tedeschi rimasti. Gibson ricorda ancora che Britt annientò una postazione di mitragliatrici che stava per colpirlo, salvandogli la vita.

Quando i rinforzi arrivarono, dei cinquantacinque uomini iniziali della compagnia “L” di Britt ne erano rimasti solo quattro; i tedeschi lasciarono sul campo sessantacinque tra morti e feriti.

Dopo il consolidamento delle posizioni, il comandante del battaglione, il Col. Doleman chiese una relazione a Britt e osservandolo sanguinare in quattro diversi punti gli comunicò di farsi vedere subito; ma Britt disse che non era nulla, il colonnello gli dovette ordinare di andare al punto di soccorso.

Arrivato al posto di medicamento Britt disse all’ufficiale medico, il capitano Roy Hanford, “prosegui con le cure degli altri feriti, ho solo un piccolo graffio, quando hai tempo lo guardi”.

Questo graffio, disse poi il capitano medico, era una ferita di 2 cm di larghezza profonda fino al muscolo, senza contare le schegge sul viso e sulle mani lasciate dalle granate tedesche.

Vedere il comportamento di Britt, disse il Capitano medico, era una fonte di forza e ispirazione sia per i feriti che per il personale medico, provato e stanco da quei giorni di combattimento.

Dopo il suo breve passaggio nell’infermeria si sentiva che tutti volevano dare di più a costo di sopportare il dolore, la sua figura infondeva rispetto forza e coraggio.

Quando gli chiese se voleva andare in ospedale Britt rispose “No, Doc, I want to go back up that hill and help my guys!.”  (No, dottore, voglio risalire su quella collina ed aiutare i miei ragazzi). La sua cura fu un po’ di polvere sulfamidica e un bel po’ di bende. Britt in quell’occasione non mostrò un pezzo di bomba a mano incastrato nel muscolo pettorale, lo fece diversi giorni dopo. Uscì dalla tenda e riprese a salire sulla ripidissima collina di Monterotondo.

Il Tenente Britt, alla fine dei combattimenti, ricevette la nomina alla Medal of Honor,  la più alta decorazione militare assegnata dal Governo degli Stati Uniti.

Per Britt ci fu anche la promozione a Capitano sul campo di battaglia.

Britt, alla fine della guerra, divenne il secondo soldato più decorato della seconda guerra mondiale.

Abbiamo conosciuto il nipote Chris Britt, oggi nostro fratello, nel viaggio che ha voluto fare in Italia per ripercorrere le tappe più significative della guerra del nonno.

La sua famiglia è la nostra famiglia oggi sono un unica cosa e lo aspettiamo per il prossimo viaggio in Italia.

Lo stesso giorno, dalla parte opposta della collina, tra monte rotondo e monte lungo, nel tratto di pianura che le collega, dove passa la via Casilina, zona di operazioni del 15th reggimento della Terza Divisione di Fanteria; una compagnia avanzata non dava più segni di vita, le comunicazioni erano interrotte. Fu a e quel punto che il tenente Armstrong decise che era il momento di partire in direzione di quella compagnia. Attraverso circa 900 mt di terreno aperto senza ripari esponendosi per due ore al tiro di armi leggere e mortai che producevano migliaia di schegge senza colpirlo. Raggiunta la compagnia la trovo sotto fuoco nemico di artiglieria, infondendo coraggio li aiutò a riorganizzarsi e a ristabilire le comunicazioni, ripartendo poi alla volta delle retrovie per riferire al comandante del battaglione. 

Per quest'azione coraggiosa fu raggiunto l'obiettivo di quel giorno, vennero mantenute le posizioni raggiunte e ristabiliti i contatti con la prima line.

Fu nominato per la medaglia d'argento, la silver star.

Abbiamo conosciuto da poco suo figlio e siamo diventati amici, qualche giorno fa ci ha spedito la patch di suo padre e la sua piastrina che faranno parte della storia del nostro avamposto.

                                                                      Maurice Lee Britt



                                      Chris Britt e Victor "Tory" Failmezger insieme a Cassino



Il giorno della Medal of Honor


                              Chris Britt rende gli onori alla 36ma Texas a Sant'Angelo In Theodice



                             Maurice, uomo di grande ironia e simpatia in ogni cosa che faceva



                                          Con tutte le medaglie e la promozione a Capitano



                                                  Insieme con i suoi Detroit Lions



Chris parla del nonno a Fort Stewart base della Terza Divisione di Fanteria il giorno in cui venne inaugurato un cancello d'ingresso a Maurice



                                                                            Britt Gate



                                               L'ultimo ricordo di Maurice Lee Britt




                      Inaugurazione del primo monumento in Italia a Maurice Lee Britt ad Acerno (SA)
                                                                  Ass. Esplorando la Campania 






                                 


John B. Armostrong a Camp Pickett insieme al papà, colonnello
foto concessa dalla famiglia Armstrong al nostro avamposto


John B. Armostrong
foto concessa dalla famiglia Armstrong al nostro avamposto





                               we never forget



 

martedì 8 novembre 2022

7 - 8 Novembre 1943 - 79° Anno, proseguono gli attacchi sul passo di Mignano

 

7 novembre

otto battaglioni di artiglieria si schierarono nella zona di Mignano Montelungo per supportare l'attacco del giorno 8. La logistica aveva finalmente fatto arrivare sulla linea del fronte l'equipaggiamento invernale e razioni di cibo.

Monte Camino, Monte La Defenza

I continui attacchi del 6 novembre avevano portato i "cottonbalers" (nome del 7th reggimento) fino quasi alla vetta. Il tiro incrociato delle mitragliatrici rendeva impossibile l'avanzata, alle 13.30 del 6 novembre si contavano già 25 caduti tra le rocce ed il viaggio dei feriti in barella fino a valle (Caspoli) era un calvario di 4 ore.

Diario del 7th reggimento "Cottonbalers"

02:45: la compagnia che va a nord avanza di un miglio sopra un aspro paese, nessuna resistenza, cecchino che spara sulle pattuglie e cerca di strappare vittime dalla collina.

06:45: la compagnia 'F' avanza verso la cima adi Monte la Defensa, progredisce lentamente

09:45: due plotoni della Cannon Company ricevono la chiamata del 2 ° Battaglione, si posizionano ed iniziano a cannoneggiare la vetta.

11:00: al 1°e 2° battaglione non sparano più da Monte Camino mentre gli inglesi si avvicinano a questo obiettivo.

12:15: la compagnia 'F' incontra forte resistenza, il fuoco delle mitragliatrici proviene dall'alto, dai pendii rocciosi, la sella verrà attaccata di nuovo.

13:30: elementi avanzati della compagnia 'F' in cima al crinale impegnati in scontri, ricevono tiri di mitragliatrice e fuoco di mortai; plotone mandato in sella a dare supporto di fuoco pesante; il battaglione continuerà l'attacco.

16:10: la compagnia 'F' sull' obiettivo, Monte Difensa, dopo un'aspra lotta. La compagnia scaverà postazioni e coprirà l'avanzata del battaglione.

20:18: ordine di divisione: il 1° e il 2° battaglione continueranno ad attaccare per conquistare le alture a sinistra della Divisione.

Il cibo non arriva dalla valle, dovranno attendere il giorno successivo con lanci programmati da parte di un Piper, al quale verrà chiesto via radio di non lanciare sulle posizioni della Terza Divisione per non farle scoprire dai tedeschi.

8 novembre, Monterotondo

La conquista di Monterotondo avvenne l’8 novembre, in una mattina nebbiosa, dopo due giorni passati sotto la neve senza equipaggiamento invernale e senza cibo, che fu consegnato solo poche ore prima del secondo attacco. Per quest’azione furono sostenuti da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra loro, che fecero fuoco sulle due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la difesa del 3° Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia, risalendo la collina ripida e fangosa per raggiungere la vetta. Per la conquista della vetta il 30° reggimento della Terza Divisione ebbe la Presidential Unit Citation, un nastrino blù rettangolare bordato da un cordoncino color oro, una delle più alte onorificenze militari delle forze armate statunitensi, conferita per "atti di straordinario eroismo contro il nemico".

8 novembre, Monte lungo

Anche un battaglione del 15°rgt. di fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo, mentre un secondo si posizionò lungo l’Highway Six tra le colline di Montelungo e Monterotondo per garantire la chiusura di una curva difensiva di circa novecento metri. In questa zona la pattuglia di esploratori guidata dal soldato Audie Murphy a seguito di un combattimento con diversi morti e prigionieri Tedeschi, fu costretta a rifugiarsi in una grotta. (lo scontro fu ricordato da A.Murphy nelle sue memorie pubblicate nel libro “all’Inferno e ritorno”. La grotta è stata ritrovata nella primavera del 2018 ed è attualmente visitabile.) Lo stesso giorno, l’8 novembre, con l’intenzione di riconquistare la collina, l’8 reggimento della 3a divisione panzer (Panzergrenadier) lanciò diversi attacchi con il secondo battaglione (II/8°) contro alcune compagnie della terza divisione posizionate sulla sommità di Monterotondo. La storico della 3a divisione ci ha descritto i loro attacchi  come “non coordinati tra di loro”, questo fatto fu strano per gli americani, abituati all’organizzazione tedesca nella difesa e nell’attacco. La forza del battaglione tedesco alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli trenta uomini tanto da rendere necessario al comando tedesco di riunire il II°btg. (II/8°) al III° btg. (III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di nuovo una unità efficiente. Il generale Tedesco Frido Von Senger, comandante dell’intero settore, disperato per gli esiti degli scontri e deciso a riprendere Monterotondo, ordinò al 104° reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di riserva, di riconquistare la vetta di Monterotondo “a tutti i costi”. Von Senger ordinò inoltre al gruppo di combattimento di Otto Von Corvin di prendere posizione nella zona di San Pietro Infine, la famosa battaglia di San Pietro era all’orizzonte.