Ass. Terza Divisione di Fanteria US Army, Italia
Sezione 16, dedicata a Floyd K. Lindstrom, Medal of Honor
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mercoledì 10 settembre 2025
La visita della Famiglia Antolak al Cimitero Americano di Nettuno, 09 09 2025
The Antolak Family, Sylvester,
and Outpost 16 Italy
When the relatives of a World War
II hero contact you, asking you to organize a trip to Italy to visit their
loved one, buried in one of the war cemeteries, it is an emotional moment. To
describe this feeling, I am reminded of the Möbius strip, later defined as a
representation of infinity. I found the best definition on the web:
Ordinary surfaces, i.e., the
surfaces we are used to seeing in everyday life, always have two sides, so it
is always possible to walk along one side without ever reaching the other
unless you cross a dividing line formed by an edge (called a “border”) or
pierce the surface. Think, for example, of a sphere or a cylinder. For these
surfaces, it is possible to conventionally establish an “upper” or “lower”
side, or an ‘inner’ or “outer” side. In the case of the Möbius strip, however,
this principle does not apply: there is only one side and one edge. After
walking around it once, you find yourself on the opposite side. Only after
walking around it twice do you find yourself back on the initial side. So you
could go from one surface to the one “behind” it without crossing the strip and
without jumping over the edge, but simply by walking a long way.
The history of the Antolaks has
only one side and one edge; it is a long journey. If we start from World War
II, we have Sylvester and his story, the war in Italy, his courage, his heroic
actions, his sacrifice. If we walk one lap, we find his family, the desire to
return to the places where his actions took place, our meeting, our friendship;
but if we continue and walk two laps, we find ourselves back with Sylvester, in
a story that goes on forever. This is what moves me. Sylvester, unknowingly,
falling lifeless to the ground riddled with bullets, after protecting his
company and instilling courage in those who were afraid, gave the beginning and
end of his Möbius strip.
We are honored to be part of this
ring he created, to make this ribbon longer and longer and infinite, adding
stories, encounters, memories, and emotions that will always lead back to him,
because this is his ribbon, he created it.
Luigi Settimi
Society of the Third Infantry
Division US Army
Outpost 16 Italy
Quando i familiari di un eroe
della Seconda Guerra Mondiale ti contattano, ti chiedono di potergli
organizzare un viaggio in Italia per andare a trovare il proprio caro,
seppellito in uno dei cimiteri di guerra è un momento emozionante. Mi torna in
mente, per definire questa sensazione, il nastro di Möbius, definito in seguito
come rappresentazione dell’infinito. Ho trovato la migliore definizione sul web:
Le superfici ordinarie, ossia
le superfici che nella vita quotidiana siamo abituati ad osservare, hanno
sempre due facce per cui è sempre possibile percorrerne idealmente una senza
mai raggiungere l'altra se non attraversando una linea di demarcazione costituita
da uno spigolo (chiamato "bordo") o bucando la superficie. Si pensi,
ad esempio, alla sfera o al cilindro. Per queste superfici è possibile
stabilire convenzionalmente un lato "superiore" o
"inferiore" oppure "interno" o "esterno". Nel
caso del nastro di Möbius, invece, tale principio viene a mancare: esistono un
solo lato e un solo bordo. Dopo aver percorso un giro, ci si trova dalla parte
opposta. Solo dopo averne percorsi due ci ritroviamo sul lato iniziale. Quindi
si potrebbe passare da una superficie a quella "dietro" senza
attraversare il nastro e senza saltare il bordo ma semplicemente camminando a
lungo. QQunado
La storia degli Antolak ha un
lato solo ed un bordo solo; è un cammino lungo. Se partiamo dalla Seconda
Guerra Mondiale abbiamo Sylvester e la sua storia, la guerra in Italia, il suo
coraggio, la sua azione eroica, il suo sacrificio. Se percorriamo un giro
ritroviamo la sua famiglia, la voglia di tornare sui luoghi delle sue azioni,
il nostro incontro, la nostra amicizia; ma se continuiamo e percorriamo due
giri ci ritroviamo nuovamente da Sylvester, in una storia che continua
all’infinito. E’ questo che mi emoziona. Sylvester, inconsapevolmente, cadendo
esanime a terra crivellato di colpi, dopo aver protetto la sua compagnia e
infondendo coraggio a chi era impaurito, ha dato il principio e la fine del suo
nastro di Möbius.
Siamo onorati di essere entrati a
far parte di questo anello che lui ha creato, di rendere sempre più lungo e
infinito questo nastro, aggiungendo storie, incontri, ricordi, emozioni, che
porteranno sempre a lui, perché questo è il suo nastro, lo ha creato lui.
Luigi Settimi
Associazione della Terza
Divisione di Fanteria US Army
Presidente avamposto 16, Italia
venerdì 29 agosto 2025
Visita del Senatore Repubblicano per lo stato dell'Alaska, Daniel Scott Sullivan a Nettuno
Ieri, 28 agosto, 2025 abbiamo avuto l'onore di conoscere e di accompagnare, in una visita privata al Cimitero Americano di Nettuno ed in seguito presso il poligono militare di Torre Astura a Nettuno, il Senatore Repubblicano per lo stato dell'Alaska, Daniel Scott Sullivan, detto Dan e sua moglie. Daniel Sullivan è senatore per lo stato dell'Alaska dal 2015 ed in precedenza è stato procuratore generale dello stesso stato dal 2009 al 2010. Ancor prima, Sullivan ha ricoperto il ruolo di Vicesegretario di Stato per gli affari economici nell'amministrazione Bush Jr. dal 2006 al 2009. Quello che riportiamo, dal giorno passato in sua compagnia, è il ricordo di una bella persona, che ama profondamente l'America, che ha servito nei Marines, fino al grado di colonnello ed ora come politico. Per le sue vacanze ha voluto visitare l'Italia, e tra i luoghi non poteva mancare il cimitero Americano di Nettuno, dove ha voluto onorare tutti i caduti e dispersi ed in particolare l'unico soldato dell'Alaska, presente tra la bianche croci, con il rito della sabbiatura, al quale abbiamo avuto l'onore di partecipare. La visita nel pomeriggio è proseguita con la spiaggia dove sbarcò la Terza Divisione di Fanteria US Army, rendendo gli onori alla nostra Divisione, a tutti gli avamposti e a tutti noi dell'avamposto 16 Italiano. Ringraziamo il Senatore, con il quale abbiamo stabilito un contatto, la direzione del Cimitero Americano di Nettuno per l'invito ed di Poligono Militare di Nettuno per la cortesia avuta nell'ospitare il Senatore e tutti noi.
martedì 19 agosto 2025
Il paese fantasma, il borgo di Celleno, la fine ed il principio
Alcune zone del Viterbese hanno un fascino forse unico in Italia. Visitandole con la predisposizione giusta e abbandonandosi alla vista che ogni angolo di questa terra regala, si entra in contatto con il proprio io e si capiscono molte caratteristiche che il popolo Etrusco aveva e che forse Roma ha solo in parte ereditato. L’abitato di Celleno, considerato oggi un paese fantasma, racconta molto a chi lo visita; basta guardare il panorama che gira intorno all’abitato per capire lo spirito che avevano i primi uomini che qui hanno posto una capanna di legno ed intorno scavato necropoli e colombai. Era da tempo che volevamo venire qui e la nebbiolina di un acquazzone estivo ci ha regalato i colori più belli e i contrasti più marcati che potevamo desiderare. Torneremo a Celleno, dove tutto sembra finito ed invece è il punto di partenza dell’anima di ognuno di noi.
Concepito nel Medioevo come avamposto strategico contro assalti nemici, conserva intatto un imponente castello, al quale si accede attraverso un maestoso ponte in pietre originali e ad unica arcata. Ancora visibili alcuni stemmi araldici nel Torracchio e nel portale d'ingresso; inalterata la bellezza e l'austerità del ponte levatoio, che isola il castello dal resto dell'abitato. Nel rispetto dell'urbanistica medioevale, quest'ultimo si compone per lo più di case in tufo rossiccio lambite da anguste viuzze.
I resti di antichi palazzi testimoniano invece, l'utilizzo di materiali diversi, come la pietra di basalto della vicina Bagnoregio e i mattoni prodotti nelle fornaci locali. Purtroppo il trascorrere dei secoli e i disastrosi terremoti, che si sono succeduti dal 1600 fin oltre il 1700, hanno devastato, in tempi diversi, gran parte del centro abitato. La particolare morfologia della zona, che evidenzia alla radice un sostanziale strato argilloso, ha inevitabilmente favorito il cedimento e l'erosione della rupe, soprattutto sul versante nord. I primi insediamenti di cui si ha notizia risalgono al XIII secolo a.c., ma appare probabile che la zona fosse già abitata nel Neolitico, visto il ritrovamento di rudimentali armi in pietra. Il rinvenimento di alcune sepolture, i cui corredi funebri sono in gran parte conservati nel Museo Nazionale di Villa Giulia, conferma la presenza nel territorio cellenese di insediamenti umani in epoca etrusca.
La continuità storica sullo stesso territorio, per l'epoca romana, è attestata da ritrovamenti archeologici molto frammentari.
Nei secoli successivi alla caduta dell'Impero Romano, Celleno subì numerosi saccheggi ed assedi da parte dei Goti, Bizantini e Longobardi. Nel 744 Carlo Magno pose fine al dominio longobardo con la sconfitta di Desiderio, e Celleno divenne patrimonio della chiesa. Assegnata alla protezione dei Monaldeschi, Celleno fu coinvolta in sanguinose lotte tra Guelfi e Ghibellini e si alleò con Viterbo contro Orvieto. Altri uomini, tutti di nobili casati dominarono questo territorio, i Gatti, i Vico e gli Orsini. Furono proprio questi ultimi ad alimentare un periodo di violenza e conflitti, alternando alleanze e ribellioni contro la Chiesa e destabilizzando l'intera area della Teverina. Solo verso la fine del XVI sec. la Chiesa potè inglobare nei suoi possedimenti questo importante luogo strategico, per amministrarlo autonomamente fino all'Unità d'Italia (1870)
Il borgo di Celleno è stato abbandonato principalmente a causa di frane e terremoti che hanno reso l'area pericolosa e inabitabile. Già nel XIX secolo, il borgo iniziò a spopolarsi, e nel XX secolo, specifiche scosse telluriche nel 1931 e nel 1951, unite a smottamenti, portarono all'ordine di evacuazione da parte del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Some areas of the Viterbo region have a charm that is perhaps unique in Italy. Visiting them with the right attitude and surrendering to the views that every corner of this land offers, you come into contact with your inner self and understand many characteristics that the Etruscan people had and that Rome perhaps only partially inherited. The village of Celleno, now considered a ghost town, tells visitors a lot; just look at the panorama surrounding the village to understand the spirit of the first people who built wooden huts here and dug necropolises and dovecotes around them. We had wanted to come here for a long time, and the mist of a summer shower gave us the most beautiful colors and the most striking contrasts we could have wished for. We will return to Celleno, where everything seems to have ended, yet it is the starting point for the soul of each of us.
Conceived in the Middle Ages as a strategic outpost against enemy attacks, it preserves an imposing castle, which is accessed via a majestic bridge made of original stones with a single arch. Some heraldic coats of arms are still visible in the Torracchio and in the entrance portal; the beauty and austerity of the drawbridge, which isolates the castle from the rest of the town, remains unchanged. In keeping with medieval urban planning, the latter consists mainly of reddish tuff houses lapped by narrow alleys.
The remains of ancient buildings, on the other hand, bear witness to the use of different materials, such as basalt stone from nearby Bagnoregio and bricks produced in local kilns. Unfortunately, the passing of the centuries and the disastrous earthquakes that occurred from 1600 to beyond 1700 devastated much of the town at different times. The particular morphology of the area, which has a substantial clay layer at its base, inevitably contributed to the collapse and erosion of the cliff, especially on the north side. The first known settlements date back to the 13th century BC, but it seems likely that the area was already inhabited in the Neolithic period, given the discovery of rudimentary stone weapons. The discovery of several burials, whose grave goods are largely preserved in the National Museum of Villa Giulia, confirms the presence of human settlements in the Cellenese territory during the Etruscan period.
The historical continuity of the same territory during the Roman era is attested to by very fragmentary archaeological finds.
In the centuries following the fall of the Roman Empire, Celleno suffered numerous pillages and sieges by the Goths, Byzantines, and Lombards. In 744, Charlemagne put an end to Lombard rule with the defeat of Desiderius, and Celleno became the property of the church. Assigned to the protection of the Monaldeschi family, Celleno was involved in bloody struggles between the Guelphs and Ghibellines and allied itself with Viterbo against Orvieto. Other men, all from noble families, dominated this territory, including the Gatti, Vico, and Orsini families. It was the latter who fueled a period of violence and conflict, alternating alliances and rebellions against the Church and destabilizing the entire Teverina area. Only towards the end of the 16th century was the Church able to incorporate this important strategic location into its possessions, administering it autonomously until the unification of Italy (1870).
The village of Celleno was abandoned mainly due to landslides and earthquakes that made the area dangerous and uninhabitable. Already in the 19th century, the village began to depopulate, and in the 20th century, specific earthquakes in 1931 and 1951, combined with landslides, led to an evacuation order by the President of the Republic, Luigi Einaudi.