venerdì 18 giugno 2021

Letze Briefe aus Stalingrad - le ultime lettere da Stalingrado

 

Nel 1943 l’alto comando germanico, preoccupato di verificare il morale dei soldati accerchiati a Stalingrado, fece sapere che la corrispondenza sarebbe stata inoltrata a casa per via aerea. Poiché la situazione si era fatta disperata, la maggior parte degli uomini comprese che si sarebbe trattato con ogni probabilità dell’ultima comunicazione con le famiglie. Dopo essere state scritte, le lettere furono requisite dagli ufficiali della sicurezza senza spedirle a casa. Alla fine della guerra, i pacchi delle lettere vennero scoperti vennero negli uffici della polizia e una loro selezione anonima venne pubblicata in Germania.

 

Questa è la prima lettera del volumetto

Letze Briefe aus Stalingrad

(Gutersioh: Bertelsmann, 1958 – in italiano: Ultime lettere da Stalingrado. Torino: Einaudi, 1962)

 

La mia vita non è cambiata affatto. Solo dieci anni fa, era benedetta dal cielo e scansata dagli uomini. Già allora non avevo amici e tu sai perché essi mi tenevano alla larga: la mia felicità era sedere al telescopio e scrutare il cielo e la volta stellata, felice come un bambino lasciato a giocare con le stelle. Sei stata il mio migliore amico, Monika. Hai letto bene: sei stata tu l’amico migliore. La circostanza è troppo seria per mettersi a scherzare. Questa lettera ci metterà quattordici giorni per raggiungerti. A quel tempo avrai già letto sui giornali che cosa è successo qui. Non stare a rifletterci troppo. Le cose staranno in modo parecchio diverso da quanto leggi, ma lascia pure che siano gli altri a preoccuparsi di ricollocarle nella giusta luce. Io ho sempre pensato in anni-luce e sentito in secondi. Anche qui sono tutto preso dalla rilevazione delle condizioni del tempo. Lavoriamo in quattro e se le cose continuassero ad andare così, dovremmo esserne contenti. Il lavoro di per sé è facile. Abbiamo il compito di registrare temperatura e umidità atmosferiche, relazionando su nuvolosità e visibilità. Se qualche burocrate leggesse quello che scrivo, i suoi occhi schizzerebbero fuori dalle orbite – violazione della sicurezza! Monika, che cos’è la nostra vita in confronta con i milioni di anni del cielo stellato! In questa notte incantata, Andromeda e Pegaso sono proprio sulla mia testa. Le ho guardate a lungo: preso sarò presso di loro. Ringrazio il cielo di questa mia letizia e serenità. Per me, naturalmente, sei tu la stella più bella! Le stelle sono immortali e la vita dell’uomo come un granello di sabbia nell’universo. Tutto crolla intorno a noi, un’intera armata scompare, notte e giorno sono in fiamme. E quattro persone sono indaffarate a registrare la temperatura e le condizioni di nuvolosità. Io comprendo poco della guerra. Nessun essere umano è mai caduto per mano mia. E mai ho puntato la pistola verso un qualche bersaglio. Ma una cosa so: i nostri avversari non mostrano la stessa mancanza di senno. Mi sarebbe piaciuto continuare a contare le stelle per qualche decennio ancora: niente di questo accadrà, adesso.

 

                                                                                                                                                                         anonimo

 


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